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Intreccio amoroso e gioco di contendenti sul palco di Segesta: in scena la Casina di Plauto

CALATAFIMI SEGESTA. Mercoledì e giovedì al Teatro Antico di Segesta alle 19.15 Casina di Plauto con l'adattamento e la regia di Giuseppe Argirò.

Proseguono gli appuntamenti al tramonto con il cartellone del Calatafimi Segesta Festival – Dionisiache 2017, la manifestazione organizzata dal Comune di Calatafimi Segesta in sinergia con il Parco Archeologico di Segesta e la direzione artistica di Nicasio Anzelmo.

L’ultimo Plauto è quello che maggiormente supera i confini della cultura latina per diventare modello di drammaturgia per il futuro teatro.

Ne La Casina l’intreccio amoroso, il gioco dei contendenti per conquistare la “ragazza dal profumo di cannella”, gli espedienti metateatrali, le bastonature, ci conducono direttamente alla commedia dell’arte e alla grande commedia del Cinquecento: la Clizia del Machiavelli.

Ne La Casina sono in luce due grandi anime: la scrittura scenica e una struttura drammaturgica composita. Queste due modalità testuali, apparentemente contrastanti, si alimentano vicendevolmente, senza alcuna contraddizione, creando un ossimoro che aumenta la forza dei caratteri e sviluppa una comicità evidente. La richiesta costante di attenzione manifestata dai protagonisti nei confronti del pubblico assicura un’empatia continua con lo spettatore, tanto da preludere a una satira, non di impegno, come quella aristofanea, ma di visione del mondo: si può ridere e sorridere delle passioni giovanili, delle morbosità senili, degli intrighi amorosi e delle gelosie coniugali.

Il teatro diviene lo specchio del mondo, come negli affreschi goldoniani, da sorvegliare e guardare da una porticina discosta delle tante case plautine che affollano la scena. L’allestimento si avvale della maestria e della duttilità nel gestire i registri brillanti di Giuseppe Pambieri, capace di interpretare il personaggio del vecchio libidinoso con accenti contemporanei e richiami ai caratteri dei canovacci dei comici dell’arte. Accanto a lui, una mulier insolita e vigorosa: Micol Pambieri; il legame familiare dei due attori trova quindi perfetta coincidenza sulla scena nei diversi duetti che alludono all’opera buffa.

La cornice musicale rutilante e il gioco pirotecnico degli attori rafforzano la vis comica del testo e coinvolgono gli spettatori così da trasformarli in protagonisti. L’illusione scenica si smaschera continuamente e lo scioglimento finale, con cadenze poetiche ed echi shakespeariani riunisce tutti i convitati, attori e pubblico, nella festa del teatro.

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