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La mente finanziaria del clan, un trapanese legato alle ‘ndrine di San Luca

L'uomo sarebbe riusciuto a spostare milioni di euro, grazie all’aiuto di imprenditori stranieri su conti di «riceventi», titolari di depositi di istituti di grandi banche internazionali

La mente finanziaria del gruppo criminale che ripuliva il denaro sporco delle cosche, scoperto dai carabinieri di Trapani, sarebbe stata un mafioso con la passione per la finanza strettamente legato alle ‘ndrine di San Luca dei Nirta-Strangio. L’uomo non è finito in carcere ma ha ricevuto un avviso di garanzia nell’ambito dell’inchiesta che ha portato a 11 misure cautelari. Era lui, secondo gli inquirenti che, in stretta collaborazione con Salvatore ed Andrea Angelo, padre e figlio, imprenditori mafiosi, e per conto di un gruppo di boss palermitani come il boss Michele Micalizzi, sarebbe riuscito a organizzare una serie di trasferimenti internazionali di denaro. Milioni di euro spostati, grazie all’aiuto di imprenditori stranieri su conti di «riceventi», titolari di depositi di istituti di grandi banche internazionali come HSBC.

«Del tutto ragionevolmente si può affermare - scrive il gip che ha disposto la misura cautelare - che la scelta di banche di tale importanza sia avvenuta allo scopo nascondere le operazioni illecite tra milioni di altre - anche per importi assai rilevanti - e di ridurre il rischio di incorrere in segnalazioni antiriciclaggio». «A te non ti tocca nessuno perché ce la sbrighiamo io e mio padre», lo rassicurava Andrea Angelo non sapendo di essere intercettato. Ma per l’incolumità dell’uomo era preoccupata la moglie a conoscenza dei traffici illeciti in cui era coinvolto. «Ma vai in carcere? ... ti uccidono?», gli chiedeva.

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