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Corruzione a Trapani, revocati gli arresti domiciliari al deputato del Pd Safina: scatta l'obbligo di dimora

Per l’accusa avrebbe pilotato un appalto sull’illuminazione pubblica per favorire un imprenditore quando era assessore a palazzo D'Alì

Il deputato regionale del Pd, Dario Safina

Sulla vicenda giudiziaria che ha visto coinvolto il deputato regionale del Pd Dario Safina, il gip ha deciso. Sostituita la misura degli arresti domiciliari con l’obbligo di dimora nei comuni di Trapani ed Erice. Safina è accusato di corruzione e turbativa d’asta. «Non siamo affatto soddisfatti – commenta uno dei legali di Safina, avvocato Giuseppe Rando, l'altro legale è Salvatore Longo – in quanto riteniamo insussistente la necessità della misura cautelare».

L’interrogatorio di garanzia si era svolto venerdì scorso, in cinque ore il deputato regionale ha risposto a tutte le domande del gip, Samuele Corso soffermandosi su molte di queste spiegandone i motivi e circostanziandole. Venerdì aveva presentato anche una memoria difensiva. In quella occasione i suoi avvocati, Rando e Longo, avevano avanzato richiesta di revoca degli arresti domiciliari.

Presente all'interrogatorio anche il pm Francesca Urbani. Per l’accusa Safina avrebbe pilotato un appalto sull’illuminazione pubblica per favorire un imprenditore amico e avrebbe anche avuto un ruolo nei bandi truccati della Trapani servizi. Dall’imprenditore amico, il deputato avrebbe ricevuto regali in denaro. Soldi, però, che non sono finiti nelle tasche dell’indagato, ma utilizzate per finanziare iniziative a favore della città di Trapani per aumentare – sempre secondo la tesi degli inquirenti – il proprio consenso elettorale.

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