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Inchiesta su frode fiscale fra Alcamo e Palermo, le aziende del gruppo Milotta riprendono le loro attività

L'inchiesta, dieci giorni fa, aveva portato ai domiciliari l'imprenditore Gianfranco Milotta e il suo consulente Salvatore Città, di Bagheria

Guardia di finanza

Le aziende del gruppo Milotta, finite al centro di una indagine della guardia di finanza, riprendono le loro attività. L'inchiesta, dieci giorni fa, aveva portato ai domiciliari l'imprenditore alcamese Gianfranco Milotta e il suo consulente Salvatore Città, di Bagheria. Il collegio difensivo dell’azienda, composto dall’avvocato Enzo Catanzaro e da alcuni tributaristi del foro di Palermo, hanno ottenuto l’annullamento dell’interdittiva per la Lecofer che ha riaperto i battenti.

L’inchiesta delle fiamme gialle avrebbe scoperto una vasta presenza di fatture emesse per operazioni inesistenti. Coinvolte aziende e imprenditori anche di Verona, Brescia e Pordenone e una lunga serie di società cosiddette cartiere, appositamente istituite per emettere fatture, dislocate in varie parti della Sicilia (pure ad Alcamo, Castellammare del Golfo, Partinico e Carini) e in altre regioni d’Italia.

La mente della frode per gli inquirenti sarebbero stati proprio Milotta e Città. Tra gli illeciti scoperti per sfuggire ad eventuali indagini degli investigatori, la scelta di ingaggiare un idraulico, un uomo senza fissa dimora e un operaio metalmeccanico, ma solo sulla carta, come amministratori e rappresentanti legali di una ventina di società. Alcune con sede in Russia e Bieolorussia.

Per uno dei tre, Giacinto Sciortino, idraulico di 47 anni, è stato disposto l'obbligo di dimora a Bagheria. Sciortino, hanno scoperto i finanzieri, è stato rappresentate legale (in qualità di amministratore unico, socio accomandatario o liquidatore) di 16 diverse società, dalle quali non ha mai ricevuto alcuna retribuzione e socio di 14 diverse società. Sciortino non ha mai dichiarato redditi da partecipazione.

Poi c'è R.G. , altro prestanome che sarebbe stato rappresentate legale di 15 società delle quali soltanto due lo avrebbero retribuito per la carica rivestita, e socio di 10 aziende diverse, ma non ha mai dichiarato reddito. Lo stesso non ha una fissa dimora, non risulta nel sistema informativo del Comune di Palermo, gli è stata attribuita una residenza virtuale, ha ricevuto sostegno dalla Caritas diocesana.

Dunque numerose imprese, peraltro con sedi sociali sparse in varie città italiane, sarebbero appartenute e amministrate da un senzatetto privo di beni e disponibilità finanziarie. In ultimo c'è anche S.O., operaio metalmeccanico, rappresentate di 7 società, dalle quali non ha mai ricevuto alcuna retribuzione e non ha mai dichiarato redditi da partecipazione.

La vasta operazione, oltre alla Lecofer, azienda di commercio all’ingrosso di metalli ferrosi, che ha subìto un sequestro di oltre due milioni e mezzo di beni per la responsabilità amministrativa nel profitto dei reati di riciclaggio e uso di fatture false, ha riguardato anche la Lavorfer, azienda del Milotta Group che si occupa di fabbricazione di strutture e parti metalliche, con un sequestro di beni, per equivalente ai profitti illeciti, pari a 6.642.000 euro. La sede della Lavorfer, secondo le fiamme gialle e la procura, sarebbe stata trasferita a Minsk, in Bielorussia, ma soltanto fittiziamente.

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