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Martina Gentile parla di Matteo Messina Denaro: «Gli ho voluto bene ma ho sbagliato»

La figlia della maestra Laura Bonafede ha fatto dichiarazioni spontanee durante l'interrogatorio di garanzia. In un necrologio al nonno boss scrisse: «Onorata di appartenerti»

«Da bambina gli ho voluto bene. Ma ora ho capito di aver sbagliato». Martina Gentile, figlia della maestra Laura Bonafede, l’amante storica di Matteo Messina Denaro, non ha risposto al gip Alfredo Montalto durante l’interrogatorio di garanzia, ma nel corso di brevi dichiarazioni spontanee ha preso le distanze dal boss che la considerava come una figlia. Ai domiciliari per aver favorito la latitanza del capomafia di Castelvetrano, la trentunenne Martina Gentile, che quando le hanno notificato la misura era a Pantelleria per una supplenza a scuola, è stata sentita al commissariato di Mazara del Vallo.

È accusata di avere smistato la corrispondenza del boss per mesi, di averlo incontrato durante la latitanza e di essere una sua fedelissima emissaria. Per la procura di Palermo, faceva parte della ristretta rete di fiancheggiatori del boss Matteo Messina Denaro, in particolare contribuendo alla distribuzione dei «pizzini» del boss, in alcuni casi passeggiando per le vie di Campobello di Mazara, spingendo il passeggiano con la bimba al seguito (come mostra il frame da uno dei video degli investigatori).

Messina Denaro aveva speso parole di apprezzamento per la ragazza - chiamata in codice Tan - che in un necrologio aveva pubblicamente scritto: «Onorata di appartenerti» (rivolgendosi all’anziano nonno e boss, Leonardo Bonafede). Per i pubblici ministri Martina Gentile è stata quindi «uno degli ingranaggi indispensabili del sistema di comunicazione - hanno sostenuto nella richiesta accolta dal gip - ingegnato dal latitante, grazie al quale questi ha anche potuto mantenere la indispensabile sponda di Laura Bonafede nella condivisione e gestione delle strategie mafiose sul territorio di Campobello di Mazara».

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