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Operazione Scacco Matto, la Cassazione annulla la condanna di Rosario Cascio

L'imprenditore era accusato di associazione mafiosa. Si tratta del terzo procedimento nei suoi confronti con altrettanti annullamenti

Tribunale di Trapani

Per la terza volta la seconda sezione della Corte di Cassazione ha annullato la condanna per associazione mafiosa nei confronti di Rosario Cascio. La sezione presieduta da De Santis con relatore Perrotti, ha annullato anche la terza sentenza di condanna d’appello dell’ex imprenditore, oggi pensionato, Rosario Cascio, in seguito ai ricorsi degli avvocati Giovanni Vaccaro e Baldassare Lauria.

Si tratta di una ultima trance del procedimento Scacco Matto, del lontano 2004 operazione coordinata dalla Dda Procura di Palermo. Rinviato a giudizio insieme ad altri soggetti, nel 2009, per associazione mafiosa e per alcuni reati satelliti, Cascio, difeso dagli avvocati Giovanni Vaccaro e Ugo Castagna, è stato assolto dal tribunale di Sciacca, presieduto dal giudice Enzo Agate, nel 2011, da tutti i reati rubricati. Accogliendo parzialmente l’appello del pm, la sesta sezione della Corte di Appello palermitana ha condannato Cascio, nel 2012, solo per partecipazione ad associazione mafiosa, confermando invece l’assoluzione per le estorsioni consumate e tentate. In seguito al primo ricorso dell’avvocato Vaccaro, la prima sezione della Corte di Cassazione, nel 2014, ha annullato la condanna, escludendo la partecipazione a Cosa Nostra dell'imprenditore Rosario Cascio e disponendo il rinvio, per verificare la sussistenza o meno di un concorso in associazione mafiosa.

Il secondo processo d’appello, davanti alla prima sezione palermitana, si è concluso nel 2018, con una seconda sentenza di condanna, stavolta per concorso in associazione mafiosa, ma senza la rinnovazione del dibattimento, indispensabile stante l’assoluzione saccense di primo grado. Con il secondo ricorso dell’avvocato Vaccaro è stata sollevata, tra le altre, l’eccezione del mancato rinnovo del dibattimento ed ottenuta quindi la Cassazione della seconda condanna, nel 2019, da parte della sesta sezione della Suprema Corte.

Il terzo processo, davanti alla terza sezione penale di Palermo, è stato caratterizzato, a parere della difesa, da altre irritualità: mancata concessione di un rinvio per Covid, ammissione di soli testi di accusa e non di difesa, esame di un collaboratore in assenza del difensore, mancata acquisizione di documentazione probante, mancato esame della memoria difensiva. È stato inoltre dedotto, anche con separato ricorso dell’avvocato Lauria, che non avrebbe potuto essere pronunziata di nuovo una condanna per 416 bis, essendo stata esclusa la partecipazione di Cascio dalla Cassazione, fin dal 2014. Fissata l’udienza dell’1 dicembre scorso, il P.G. aveva chiesto per iscritto la declaratoria di inammissibilità dei due ricorsi, ma è stata presentata una memoria difensiva dallo studio Vaccaro, per confutare tale affermazione. All’udienza pubblica, con trattazione orale, davanti agli Ermellini, dopo la esauriente relazione del Consigliere Perrotti, il pg  ha insistito nella declaratoria di inammissibilità già richiesta per iscritto.

Gli avvocati Lauria e Vaccaro, invece, hanno insistito nei rispettivi ricorsi, rappresentando per la terza volta a Roma le buone ragioni del noto imprenditore belicino, che sta per compiere i novanta anni. In tarda serata, è stata pronunziata la terza sentenza di legittimità, con ulteriore annullamento della pronunzia della Corte territoriale di Palermo e con rinvio nella capitale siciliana, per un quarto processo d’appello.

Soddisfatti i difensori di Cascio, gli avvocati Giovanni Vaccaro e Baldassare Lauria «siamo di fronte ad un caso davvero unico, Cascio Rosario oggi 90 enne è imputato dal 2009, pur in assenza di prove. Adesso un nuovo giudizio in appello, sarà il quarto. Speriamo sia l'ultimo atto di quella che sembra essere una vera persecuzione» hanno concluso i difensori.

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