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Condannato a sei anni e otto mesi il «postino» delle ricette mediche di Messina Denaro: cade l'accusa di associazione mafiosa

Andrea Bonafede, cugino e omonimo del geometra di Campobello di Mazara che ha prestato l'identità al boss, è stato giudico con il rito abbreviato

Il Ris davanti alla casa usata da Matteo Messina Denaro a Campobello di Mazra

Il gup di Palermo ha condannato in abbreviato a sei anni e otto mesi per favoreggiamento aggravato e procurata inosservanza della pena Andrea Bonafede, cugino ed omonimo del geometra di Campobello di Mazara che ha prestato l'identità a Matteo Messina Denaro. L’accusa in aula era sostenuta dai pm Piero Padova e Gianluca de Leo. Bonafede, dipendente comunale di Campobello di Mazara, è accusato di aver fatto da intermediario tra il boss allora latitante e il medico Alfonso Tumbarello nel periodo in cui il capomafia era in cura per il cancro al colon che poi l’ha ucciso.

L’imputato faceva avere a Messina Denaro le ricette intestate al geometra e le prescrizioni firmate da Tumbarello necessarie alle terapie. Bonafede si è difeso sostenendo di non sapere che il reale malato era il padrino, ma di essere convinto che ad avere il tumore fosse il cugino che voleva però tenere riservata la patologia. Per Bonafede, difeso dall'avvocato Tommaso De Lisi, cade quindi l'accusa di associazione mafiosa, reato che i pm avevano deciso di contestargli a settembre dopo ulteriori attività investigative, modificando pesantemente il capo di imputazione: Bonafede rischiava una pena molto più dura.

Secondo la condanna di oggi, giovedì 30 novembre, l'impiegato comunale ha quindi aiutato Matteo Messina Denaro consapevolmente, facendo da "postino" al capomafia e aiutandolo a sfuggire alle condanne all’ergastolo inflitte, ma Bonafede non fa parte di Cosa nostra. «Le intercettazioni fornite dalla procura dimostrano un rapporto bilaterale tra Bonafede e Messina Denaro, ma non con l'organizzazione mafiosa», spiega l'avvocato De Lisi. «Il reato è da circoscrivere al favoreggiamento, abbiamo dimostrato che il confine con quello di associazione mafiosa non è stato mai superato, perché il supporto a Matteo Messina Denaro restava esclusivamente nella sfera individuale - precisa -. La condanna si è quindi basata sui capi d'imputazione originariamente contestati».

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