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Il generale che catturò Messina Denaro: «Latitanze grazie alle collusioni, anche noi carabinieri abbiamo bisogno di anticorpi»

Gli uomini alla Ros alla clinica La Maddalena durante la cattura di Messina Denaro

«Come hanno fatto Bernardo Provenzano e Matteo Messina Denaro a fare 20 anni di latitanza? Con la collusione e anche noi come carabinieri abbiamo bisogno di anticorpi». Lo ha detto Pasquale Angelosanto, comandante del Ros dei carabinieri, nella conferenza Sicurezza e Salute in corso nell’Aula Magna Agazio Menniti del San Camillo Forlanini, a Roma.

Al centro del dibattito la stretta collaborazione tra le informazioni messe a disposizione dal sistema informatico sanitario nazionale e le indagini condotte dal Ros che hanno portato alla cattura del boss di Castelvetrano Matteo Messina Denaro. «La sanità - aggiunto Angelosanto - è uno dei problemi di questo complesso fenomeno dei rapporti tra le mafie e la pubblica amministrazione». Angelosanto, ha poi ricordato l’episodio di un uomo di Provenzano che gestiva «un plesso di strutture sanitarie ed è stato condannato in via definitiva a 15 anni di carcere. Lui otteneva informazioni da un maresciallo dei carabinieri in servizio al Ros corrotto con soldi e per assunzioni di parenti - ha raccontato - . Inoltre, tra le persone assunte da questa clinica, c’erano anche due fratelli dell’amante di Matteo Messina Denaro».

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