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Droga nel carcere di Trapani, chiesto il rinvio a giudizio per 31 indagati

I fatti risalgono al 2019: il blitz portò alla luce un giro di stupefacenti all'interno del Pietro Cerulli con la complicità di alcuni agenti di polizia penitenziaria

Il carcere di San Giuliano Cerulli di Trapani

Per 31 persone coinvolte nell'operazione antidroga Alcatraz la procura di Trapani ha chiesto il rinvio a giudizio. Le indagini culminarono, nell'aprile scorso, nell'esecuzione di 24 ordinanze di custodia, 17 in carcere, 5 agli arresti domiciliari e 2 obblighi di dimora emesse dal gip del Tribunale di Trapani su richiesta della Procura della Repubblica e interessarono Trapani, Palermo, Benevento, Bari, Porto Empedocle, Mazara del Vallo e Avola.

I fatti risalgono al 2019. Il blitz portò alla luce un giro di droga all'interno del carcere Pietro Cerulli di Trapani con la complicità di alcuni agenti di polizia penitenziaria che facevano entrare oltre a sostanze stupefacenti anche telefonini, armi, sigarette e profumi. Merce destinata ai detenuti tra cui esponenti di spicco della criminalità organizzata e ristretti nel reparto alta sicurezza.

La maxi operazione fu portata a termine dai carabinieri del comando provinciale di Trapani e del nucleo investigativo regionale Sicilia della polizia penitenziaria.

Gli indagati sono accusati a vario titolo di corruzione, spaccio di droga, abuso d’ufficio, truffa aggravata, falsità materiale commessa da pubblico ufficiale in atti pubblici, falsità ideologica e accesso indebito di dispositivi idonei alla comunicazione da parte di detenuti.

Le indagini accertarono che la droga arrivava anche mediante l'utilizzo di droni o nascosta dentro palloni da calcio lanciati dall'esterno, o ancora alcuni detenuti la nascondevano nelle scarpe o in parti del corpo. Un agente corrotto avrebbe anche avuto rapporti sessuali con la compagna di un detenuto in cambio di favori al recluso. Dalle indagini è emerso che il Pietro Cerulli era una casa di reclusione molto ambita dalla popolazione carceraria.

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