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Reddito di cittadinanza e riciclaggio: maxi-inchiesta a Milano, denunce anche a Trapani e Siracusa

I carabinieri hanno individuato tre commercianti che, a fronte di pagamenti elettronici per acquisti inesistenti, davano i soldi a cittadini extracomunitari, per lo più somali, indebiti percettori del sussidio

I carabinieri del gruppo tutela lavoro di Milano, hanno concluso gli accertamenti relativi all’indebita percezione del reddito di cittadinanza nella città di Milano da parte di cittadini extracomunitari, prevalentemente di origine somala, e della illecita monetizzazione del beneficio grazie a commercianti compiacenti. Gli extracomunitari sono stati denunciati presso diverse procure italiane, fra le quali quelle di Siracusa e Trapani. L’indagine già nel dicembre 2022 aveva portato all’esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari emessa dal gip del tribunale di Milano su richiesta della procura, nei confronti di un cittadino bengalese, titolare di una attività di Internet point e commercio al dettaglio di apparecchiature telefoniche, ritenuto responsabile di riciclaggio continuato e di abusiva attività di prestazione di servizi di pagamento.

Le indagini sono state avviate nel mese di febbraio 2021 dal nucleo operativo del gruppo per la tutela del lavoro di Milano e coordinate dalla procura di Milano. Grazie anche alla collaborazione dell’Inps, i carabinieri hanno individuato numerosi cittadini di origine somala che percepivano il reddito di cittadinanza senza possederne i requisiti. Si è poi accertato, attraverso una minuziosa analisi dei flussi finanziari, che questi effettuavano anomali e ricorrenti acquisti con la carta del reddito di cittadinanza presso tre esercizi commerciali di Milano, un Internet point e commercio al dettaglio di apparecchiature telefoniche, una rivendita al dettaglio di prodotti alimentari e un ristorante specializzato nel kebab.

Gli ulteriori approfondimenti investigativi effettuati a carico dei gestori degli esercizi commerciali, condotti anche attraverso i tabulati telefonici e le intercettazioni, hanno permesso di acclarare che i tre esercenti avrebbero consentito - a partire dall’ottobre 2020 - di monetizzare il beneficio economico del reddito di cittadinanza concesso a cittadini di origine prevalentemente somala privi dei requisiti, i quali versavano l’intero credito della carta, senza causa e tramite Pos, ad utenze intestate agli esercenti, così riuscendo a nascondere la provenienza illecita del denaro. In cambio l’esercente consegnava loro somme in contanti, trattenendo su ogni transazione eseguita una percentuale variabile dal 10 al 15 per cento.

L’analisi sui flussi finanziari ha permesso di accertare che il negozio di telefonia, che dunque non commercializza i beni di prima necessità per cui possono essere impiegate le somme concesse con il beneficio, rispetto all’anno precedente all’istituzione del reddito di cittadinanza ha registrato un incremento delle transazioni Pos pari a 215.000 euro, passando da un incasso mensile di 1.460 euro a circa 23.450 euro (+1.600%). L’attività di vendita al dettaglio di prodotti alimentari, invece, dal primo gennaio 2021 al 9 giugno 2022 ha dichiarato all’Agenzia delle Entrate di avere incassato 4.436,73 euro, ma ha invece eseguito transazioni Pos nello stesso periodo per 179.806,74 euro. Infine, il ristorante dal 28 novembre 2020 al 9 maggio 2021 ha dichiarato all’Agenzia delle Entrate di avere incassato 33.424,42 euro, ma ha invece eseguito transazioni Pos nello stesso periodo per 92.832,75 euro. Dunque, rispetto all’anno precedente all’istituzione del reddito di cittadinanza, le attività economica in questione hanno fatto registrare un incremento abnorme delle transazioni Pos non giustificate con l’acquisto di beni di prima necessità.

Sono 633 le persone che, nel periodo di tempo messo a fuoco dalle indagini, hanno effettuato acquisti con Rdc presso i tre esercizi commerciali. Fra queste, 597, individuate quali indebiti percettori, sono state deferite presso 14 Procure della Repubblica (Milano, Cosenza, Bergamo, Napoli, Roma, Brescia, Como, Torino, Lodi, Siracusa, Trapani, Monza, Lecce e Genova) per i reati di falsa attestazione del possesso dei requisiti per la corresponsione del beneficio Rdc (art. 7 L. D.L. 4/2019) e di truffa aggravata (art. 640 bis c.p.). Tutti sono extracomunitari ed in particolare, il 90% di nazionalità somala. I restanti 36 soggetti, in possesso dei requisiti, sono stati segnalati all’Inps per l’indebito utilizzo del beneficio che è stato immediatamente sospeso. Ammonta a circa 413.000 euro la somma di denaro riciclata dagli esercenti, mentre l’indebita percezione in danno dello Stato da parte degli indagati viene quantificata in 2.374.000 euro.

Due dei tre titolari delle attività commerciali che monetizzavano il sussidio sono stati deferiti in stato di libertà all’autorità giudiziaria di Milano per il reato di riciclaggio continuato, sottoposti a perquisizione locale e personale con conseguente sequestro della somma in contanti di 40.000 euro, considerato profitto del reato, mentre il terzo, cittadino bengalese titolare dell’attività di Internet point e commercio al dettaglio di apparecchiature telefoniche, ritenuto responsabile di riciclaggio continuato e di abusiva attività di prestazione di servizi di pagamento, il 21 dicembre del 2022 è stato sottoposto alla misura cautelare personale degli arresti domiciliari in esecuzione di un’ordinanza emessa dal gip del tribunale di Milano su richiesta della Procura. A carico di quest’ultimo i carabinieri hanno anche proceduto al sequestro per equivalente della somma illecitamente accumulata. Lo stesso è stato condannato, per applicazione di pena su richiesta delle parti, dal gip del tribunale di Milano a due anni e mezzo di reclusione e della confisca di 20.800 euro, pari al profitto del reato di riciclaggio commesso.

 

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