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Il solarium della discordia a Levanzo, Maurici: «Sono stato danneggiato»

Dopo l'annullamento della concessione l'imprenditore sta valutando si rivolgersi alla Procura di Trapani e a quella regionale della Corte dei Conti

Il solarium contestato sull'isola di Levanzo

L’imprenditore Giuseppe Maurici, che ha in parte realizzato nell’isola di Levanzo la struttura di un solarium, prima che i lavori venissero bloccati, spiega in una nota di aver avviato la richiesta per la concessione demaniale oltre sette anni fa, coinvolgendo, con la procedura della conferenza di servizi diverse amministrazioni pubbliche: Regione Siciliana-Demanio marittimo, Comune di Favignana, Area marina protetta delle Egadi, Genio Civile, Soprintendenza ai Beni culturali di Trapani, Azienda sanitaria provinciale e Agenzia delle Dogane.

«Ritengo di essere stato ossequioso alle prescrizioni, tuttavia - aggiunge - ho dovuto registrare il ripensamento di alcune amministrazioni, sino alla revoca della concessione, notificatami nei giorni scorsi». L’imprenditore afferma di aver già fatto ricorso al Tar e di contestare «sia nel merito che nel metodo tale annullamento».

«Basta fare un giro per le Egadi o in altre aree marine protette per rendersi conto di quante strutture similari (e anzi più consistenti) rispetto a quella che mi accingevo a realizzare esistono già. Legno o ferro, cemento o ancoranti chimici: si trova di tutto con il placet, ritengo, delle amministrazioni interessate. Si adduce che i lavori si stessero dipanando in maniera difforme per quel che attiene delle altezze, tuttavia nessuna delle amministrazioni interessate ha rilevato difformità. Nei provvedimenti autorizzatori non si è mai fatto riferimento ad altezze predefinite, perché l’orografia del luogo non consente di mantenere sempre uguali altezze».

«Entrati in possesso dell’area - conclude - abbiamo iniziato i lavori e, dopo avere sgombrato a nostre spese la zona, ci siamo accorti che le altezze reali (in taluni punti) differivano da quelle originarie, tant’è che abbiamo immediatamente sospeso le operazioni e indirizzato una specifica nota alla Soprintendenza, rimasta priva di risposta. Dopo poco tempo è iniziato il tam tam mediatico che ha suggerito a tutti di trovare un grimaldello per annullare la concessione. Inutile dire che in tutti questi anni ho pagato imposte, tasse e canoni per potere completare la procedura. Il Comune di Favignana ha autorizzato espressamente l’utilizzo del ferro e le altezze variabili. Lo stesso ente, prima di rilasciare la citata autorizzazione, ha effettuato uno screening sulla compatibilità ambientale dell’opera con esito favorevole. Credo di essere stato danneggiato, e non poco, da questa vicenda e sto valutando insieme, ai miei difensori, la possibilità di esporre dettagliatamente l’occorso alla Procura di Trapani e a quella regionale della Corte dei Conti».

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