«La mia vita è segnata da un filo indissolubile che conduce me ed il mio cuore alla mia dolce Denise. Io sono stato, sono e sarò, per sempre, il padre di quella dolce bimba che il primo settembre 2004 è stata strappata all'amore dei suoi cari». È Tony Pipitone, padre non biologico della piccola Denise sparita da Mazara del Vallo 19 anni fa, che in una lunga lettera su Facebook rimarca il suo ruolo di genitore e il suo amore nei confronti di colei che ha cresciuto per quattro anni come una figlia.
«Non ho mai cercato clamore, visibilità mediatica né la cerco adesso - scrive Pipitone -. Mi trovo, mio malgrado, incastrato in una triste guerra fatta di parole sbagliate, di giudizi dettati da rancore e da cattiveria. Tutto ciò a me non appartiene. Per questo devo, spero per l'ultima volta, dei chiarimenti a chi mi dice che io non ho cercato mia figlia. L'ho sempre fatto - sottolinea l'uomo con forza -. La mia voce era ed è quella dei magistrati e del mio legale che mi ha rappresentato nei tre gradi di giudizio».
Tony Pipitone da qualche mese ha aperto una pagina Facebook dal nome «Tony e Denise Pipitone dalla parte del cuore» ed ha avallato e condiviso una raccolta fondi per la bimba scomparsa avviata su gofoundme dall'ex magistrato Maria Angioni. Un crowfunding che la mamma di Denise, Piera Maggio, sempre sui social, non ha condiviso. «Non abbiamo autorizzato alcuna raccolta», ha scritto qualche settimana fa.
Uno scontro mediatico tra Piera Maggio e Tony Pipitone che di settimana in settimana si fa sempre più serrato. «A chi mi accusa di non essere stato visibile mediaticamente, rispondo che ho dovuto superare il trauma del tradimento, perché di tradimento si è trattato, e di inganno. Perché scoprire che la propria moglie, contrariamente a quanto raccontato, non abbia ricorso alla procreazione assistita, ma che invece abbia generato tua figlia con un altro uomo è un inganno, anche se proviene da Piera Maggio. Non è stato facile - continua -, ho pensato di non farcela, di non potere andare avanti, mi mancava il fiato e la vita mi sembrava inutile. Ero rimasto da solo e mi sono affidato alla giustizia. Nonostante ciò, non ho puntato il dito contro nessuno e non ho chiesto l'addebito della separazione, cosa che avrei potuto fare. Sono stato composto e moderato».
Poi Tony Pipitone sposta l'attenzione sull'altro figlio, Kevin: «Fino a quando non è andato al Nord a lavorare, l'ho aiutato. Oggi mi ritrovo senza lavoro, ciò in conseguenza del pignoramento del mio misero stipendio di soli 500 euro. Vendetta, ripicca? O solo miseria e grande tristezza? Come definire tutto ciò? Io, comunque, nonostante tutto e tutti andrò avanti con la testa dritta, le spalle larghe e le braccia protese verso la speranza di riabbracciare entrambi i miei figli, Kevin e Denise. Oggi, anche grazie a mia moglie Marisa, sono un uomo più consapevole, anche delle mie debolezze. Desidero soltanto la verità, nel rispetto delle vite e dei sentimenti di ognuno di noi, convinto che il rancore non conduca a niente e, soprattutto, non aiuti la ricerca».
Infine, un'apertura verso la mamma di Denise: «Sono pronto ad un confronto diretto e pubblico con la signora Piera Maggio», conclude.
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