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Trapani, incontri segreti in un bar ma era ai domiciliari: in carcere il boss Antonino Buzzitta

Arrestato e portato in carcere Antonino Buzzitta, ritenuto «consigliere» del mandamento mafioso di Trapani. L'accusa è di aver violato per 30 volte le prescrizioni che gli erano state imposte.

Lo scorso 3 marzo era stato condannato dal Tribunale di Trapani, presieduto dal giudice Daniela Troja, a latere Marroccoli e Cantone, a 21 anni di reclusione. Si tratta della pena più alta per gli imputati del cosiddetto processo «Scrigno» scaturito da una operazione antimafia condotta dai carabinieri e che vide imputato tra gli altri l'ex deputato regionale Paolo Ruggirello, al quale sono stati inflitti 12 anni di reclusione.

Buzzitta è stato già condannato due volte in via definitiva per associazione mafiosa ed è anche imputato, sempre per associazione mafiosa, con il ruolo di promotore, in un processo tuttora in corso. Gli erano stati concessi i domiciliari perché doveva sottoporsi ad alcune cure mediche, ma aveva il divieto di comunicare con soggetti diversi dai familiari conviventi. Proprio per le sue condizioni di salute, il Tribunale di Trapani aveva autorizzato l’imputato a lasciare il domicilio senza scorta, con l'espressa indicazione di percorrere la via più breve per il luogo da raggiungere, senza effettuare soste intermedie, e di comunicare alle forze dell'ordine ai controlli, gli orari dei propri spostamenti.
Carabinieri del Nucleo investigativo di Trapani e personale della Direzione investigativa antimafia, coordinati dalla Procura di Palermo, hanno ora dato seguito ad un provvedimento di aggravamento della misura cautelare emesso dal Tribunale di Trapani, e lo hanno portato in carcere.

Carabinieri e personale della Dia di Trapani dal dicembre 2021 allo scorso aprile, hanno accertato ben trenta presunte violazioni delle prescrizioni imposte, documentate con fotografie in vari esercizi pubblici di Erice, Trapani e Paceco, tanto di giorno che di sera. Secondo gli inquirenti, l’imputato mafioso si sarebbe intrattenuto con individui estranei al suo nucleo familiare e anche con soggetti con precedenti di polizia. Gli incontri non autorizzati sarebbero avvenuti anche con modalità riservate, come per esempio nel retrobottega di un bar di Trapani. Sulla base degli accertamenti di carabinieri e Dia, il Tribunale di Trapani ha disposto la custodia cautelare in carcere poichè ha ritenuto che l’imputato abbia dimostrato «l'incapacità di comprendere il valore e di garantire il rispetto delle prescrizioni del Tribunale».

Sempre secondo il collegio giudicante, l’arrestato avrebbe «tenuto con pervicacia e continuativamente una condotta altamente trasgressiva delle prescrizioni impostegli, anche nel corso della celebrazione del processo appena conclusosi in primo grado», facendo emergere l’esigenza di un aggravamento della misura cautelare con pericolo di reiterazione criminosa, denotando così la sussistenza di «esigenze cautelari di eccezionale rilevanza» che consentono di disporre la custodia cautelare in carcere anche per un soggetto ultrasettantenne.

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