Trapani

Venerdì 22 Novembre 2024

Una telefonata tra i suoi fratelli ha svelato la malattia del boss Matteo Messina Denaro

L'arresto di Rosalia Messina Denaro, nel riquadro la sua foto

Lo ha tradito una telefonata. Quella tra Salvatore e Rosalia, i suoi fratelli in quel momento liberi ma sotto osservazione degli inquirenti. Sono Salvatore e Rosalia che, nel corso di una telefonata del luglio 2022, rivelano per la prima volta un dato sensibile sulla malattia di Matteo Messina Denaro, che verrà stanato e catturato il 16 gennaio scorso, a pochi passi dalla casa di cura La Maddalena di Palermo, dove era andato per una nuova seduta di chemioterapia per il tumore che lo ha colpito. Salvatore e Rosalia Messina Denaro, quel giorno di luglio, parlano del più e del meno. Ma Salvatore - il bancario già condannato in Cassazione a 7 anni di carcere per associazione mafiosa - fa riferimento a «quel signore di Castelvetrano colpito dal morbo di Crohn o da una colite ulcerosa», che evidentemente conoscono e sta loro a cuore. Sembra una frase buttata lì per caso, tra altri argomenti che i due fratelli del superlatitante affrontano nel corso della telefonata. Ma agli investigatori, che, coordinati dal procuratore aggiunto Paolo Guido, sono al lavoro per catturare il boss stragista, è un dettaglio che non sfugge. Così inizia una ricerca su un soggetto che ha le caratteristiche e l’età di Messina Denaro e che è afflitto da una di queste due malattie. I risultati non hanno esito, al momento: i potenziali soggetti che potrebbero essere Matteo Messina Denaro malato sono migliaia, non c’è una traccia decisiva che possa portare a identificarlo. Ma è un dettaglio che viene acquisito e che costituirà una conferma importante il giorno in cui - è ormai il 6 dicembre del 2022-, i carabinieri del Ros entrano di nascosto nella casa di Castelvetrano di Rosalia. La donna non è nell’appartamento in via Alberto Mario, ma i carabinieri hanno captato strani movimenti e rumori in quell’abitazione: Rosalia sposta spesso una sedia di alluminio, la stessa su cui punteranno i carabinieri per piazzare una microspia svitando uno dei piedini di gomma. Dentro la gamba della sedia, la sorpresa: un «pizzino» con una grafia femminile che viene fotografato e rimesso a posto. Così, quando i carabinieri del Ros vanno via dalla casa, lo studio più attento del bigliettino svela i riferimenti ad una malattia al colon: un dettaglio che per il pool di investigatori coordinati da Guido, fa tornare alla mente quella conversazione tra i fratelli del capomafia latitante. Stavolta i dettagli sulla malattia sono più precisi: il «pizzino» fa riferimento ad una malattia al «colon in 3 punti», «adenocarc», «fare 3 cicl», «4 maggio 2021 feg» e «devastante». Dagli uffici della procura diretta da Maurizio de Lucia vengono disposti altri accertamenti per scoprire - ormai i riferimenti a «quel signore di Castelvetrano...» sembrano chiari - qual è l’identità di un uomo che soffre di quelle patologie e che in realtà sarebbe il latitante. Carabinieri e procura scoprono che c’è un geometra di Campobello di Mazara, Andrea Bonafede, in cura presso la Maddalena di Palermo per un tumore al colon. E che, in realtà, se ne va in giro tranquillo ed in ottima salute anche il giorno in cui dovrebbe essere stato sottoposto ad un intervento chirurgico lungo e delicato in ospedale a Mazara del Vallo. Seguendo quella traccia, si arriva a Matteo, alla sua cattura a Palermo, all’arresto del suo autista Giovanni Luppino, fino alle diverse tappe dell’inchiesta che porta anche la firma dei sostituti Gianluca De Leo e Piero Padova e culminerà con l’arresto di Rosalia, la sorella. L’indagine svela che la donna e il latitante sono stati in contatto per anni, che lei ha gestito la sua corrispondenza, e adesso che anche Salvatore aveva ripreso i contatti con il boss inafferrabile per trent’anni. Nel verbale di interrogatorio davanti al presidente dei gip, Alfredo Montalto, nel procedimento per una tentata estorsione, il boss ha detto a proposito del terreno di contrada Zangara che rivendicava come appartenente alla famiglia: «Mio fratello ogni tanto mi diceva: “Ma non ce lo possiamo prendere noi per la coltivazione?”. E io gli dicevo: ”Lascia stare, mi interessa a me che il terreno vada avanti”». Salvatore, era stato detenuto in carcere con Alfonso Passanante, il capomafia di Campobello di Mazara che si era intestato il terreno per conto di Francesco Messina Denaro. E aveva conosciuto la figlia di Passanante, Giuseppina.

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