Presentato un esposto dalla ex moglie dell’ex sindaco di Castelvetrano, Antonio Vaccarino. Al centro i pizzini, la corrispondenza intercorsa tra Matteo Messina Denaro, il boss catturato lo scorso 16 gennaio, e Antonio Vaccarino (con lo pseudonimo di Alessio il primo, e Svetonio il secondo) che collaborava con il Sisde di Mario Mori per la cattura di Messina Denaro. Nel corso degli anni sono stati avanzati molti dubbi. Una consulenza tecnica, richiesta dalla magistratura aveva anche escluso la riferibilità a Matteo Messina Denaro delle missive inviate ad Antonio Vaccarino. «Dopo la cattura di Matteo Messina Denaro e la pubblicazione delle foto dei pizzini ritrovati a casa della sorella del noto latitante, ho notato una notevole somiglianza con la grafia della lettera di minacce ricevuta da mio marito - afferma la moglie dell’ex sindaco, deceduto nel maggio di due anni fa - non essendo un’esperta ho dato incarico alla criminalista Katia Sartori, esperta in scienze forensi, perchè effettuasse una comparazione grafica tra i diversi scritti, per fugare ogni dubbio in merito a chi scrivesse a mio marito». Dalle 237 pagine di perizia «possiamo escludere - aggiunge la signora rappresentata dagli avvocati Baldassarre Lauria e Giovanna Angelo - che a scrivere a mio marito fosse una persona diversa da quella che scriveva a esponenti di primo piano di Cosa nostra e ai familiari del boss». Insomma quei pizzini sarebbero stati scritti dall’ex latitante.
Lo stesso generale Mori in passato, aggiunge l’ex moglie di Vaccarino, «aveva chiarito la posizione di mio marito, ma ciò non ha impedito i tentativi di screditare la sua partecipazione alle attività del servizio segreto volte alla cattura del latitante, nonostante il suo impegno fosse stato reale ed importante, tanto da mettere a rischio la latitanza del boss come documentato da sentenza che ho allegato. Da quando fu svelata tutta l’attività svolta da mio marito con il Sisde è iniziato il nostro calvario, e oggi mi chiedo se non si sia trattato di attività di depistaggio».
La collaborazione tra Vaccarino e il Sisde fu infatti oggetto di una fuga di notizie in merito alla quale «nessun fascicolo venne mai aperto dalla magistratura». «Ad oggi - affermano i legali Baldassare Lauria e Giovanna Angelo - non sappiamo di chi fu la responsabilità di quella fuga di notizie che mise di fatto in pericolo Vaccarino e tutta la sua famiglia, portando Matteo Messina Denaro a scrivergli una lettera di minacce estese anche ai suoi famigliari. Una lettera che - come per le altre oggetto di una perizia voluta dalla procura - vedeva esclusa la riferibilità al noto latitante. Oggi grazie alla perizia redatta dalla criminalista Katia Sartori, possiamo affermare che è assolutamente inverosimile che Matteo Messina Denaro avesse bisogno di qualcuno che scrivesse al suo posto e che, invece, tutti i documenti analizzati sono riconducibili a un solo soggetto. E’ necessario che a seguito dell’esposto presentato venga aperta una indagine che restituisca dignità e decoro all’ex sindaco di Castelvetrano e alla sua famiglia».
Perchè, si chiedono i legali, «vennero stoppate le attività dei servizi segreti e bruciata la copertura di Vaccarino rendendo nota anche alla stampa la sua collaborazione? Spetterà alla magistratura - concludono disporre gli opportuni accertamenti in ordine ai fatti, e anche sulle ragioni che hanno portato presunti testimoni che con le loro dichiarazioni hanno screditato l’immagine di Vaccarino e le attività condotte all’epoca dal Sisde».
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