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Marsala, scarcerato l'infermiere che fu condannato per violenze sessuali su pazienti sedati

Giuseppe Maurizio Spanò ammesso alla misura dell’affidamento in prova al servizio sociale, con fine pena fissato al prossimo 24 luglio. L'uomo lavorava nello studio medico privato di un gastroenterologo

Giuseppe Maurizio Spanò

Arrestato dai carabinieri il 15 marzo 2016 e posto ai domiciliari con l’accusa di violenze sessuali su pazienti sedati per esami diagnostici effettuati nello studio medico privato. di via Sanità, a Marsala, di un gastroenterologo e poi condannato con sentenza definitiva a nove anni e un mese di reclusione, è stato scarcerato Giuseppe Maurizio Spanò, 59 anni, infermiere professionale.

Il Tribunale di Sorveglianza di Palermo lo ha, infatti, ammesso alla misura dell’affidamento in prova al servizio sociale, con fine pena fissato al prossimo 24 luglio. Di fatto, la pena si è ridotta a poco più di sette anni. Dei quali meno di tre in carcere (dietro le sbarre dopo la conferma della condanna in Cassazione). Il provvedimento è stato notificato alle vittime (sette quelle individuate) dall’ufficio esecuzioni penali della Procura generale della Corte d’appello di Palermo. Spanò da qualche giorno è già tornato a Marsala.

L’11 giugno 2020 la Cassazione aveva reso definitiva la sentenza con cui, il 28 novembre 2018, la terza sezione penale della Corte d’appello di Palermo confermò, aumentando la pena da nove anni di carcere a nove anni e un mese, la condanna che il primo settembre 2017 fu inflitta, in abbreviato, dal gup di Marsala, Riccardo Alcamo. Nel corso del processo di primo grado, due periti super partes nominati dal giudice (il medico-psichiatra Gaetano Gurgone e la psicoterapeuta Francesca Lombardi) attestarono che l’infermiere, quando agiva, «era assolutamente in grado di intendere e di volere». E ciò fu confermato anche dai periti ascoltati nel processo di secondo grado. La difesa (avvocati Stefano Pellegrino e Marco Siragusa) puntava, infatti, sulla «parziale» incapacità di intendere e volere dell’imputato, che non è stata riconosciuta dai giudici. Il processo a Spanò è nato dalla riunione di due procedimenti. Quello relativo alla prima denuncia sporta da una donna che si risvegliò dalla sedazione prima del previsto e quello avviato per i sei casi di abusi filmati dalle telecamere successivamente installate dai carabinieri, che il 15 marzo 2016 hanno posto l'infermiere agli arresti domiciliari. Seguirono, poi, altre querele di altri pazienti. In primo grado, per Giuseppe Maurizio Spanò il pm Silvia Facciotti aveva invocato la condanna a 13 anni di carcere.

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