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Processo Hesperia, invocate 27 condanne con il rito abbreviato a Marsala

Il Tribunale di Marsala

La condanna dei 27 imputati che hanno scelto il rito abbreviato nell’ambito del procedimento scaturito dall’operazione dei carabinieri «Hesperia», che lo scorso 6 settembre ha scompaginato le famiglie mafiose di Marsala, Mazara del Vallo e Campobello di Mazara, è stata invocata, davanti al gup di Palermo Ermelinda Marfia, dai pubblici ministeri della Dda Francesca Dessì, Gianluca De Leo, Pierangelo Padova e Alessia Sinatra.

Nell’indagine sono coinvolti 35 presunti mafiosi e fiancheggiatori di Cosa Nostra (otto sono stati già rinviati a giudizio davanti il Tribunale di Marsala), riportando in cella fedelissimi del boss Matteo Messina Denaro, come il 67enne capomafia campobellese Francesco Luppino. E la pena più severa (20 anni di carcere) è stata invocata proprio per lui. Venti anni sono stati chiesti anche per il marsalese Francesco Raia. Queste le altre richieste: 17 anni e 4 mesi ciascuno per Marco Buffa, Antonio Cuttone e Vincenzo Spezia, 16 anni per Antonino Ernesto Raia (fratello di Francesco) e Piero Di Natale, 12 anni per Tiziana Rallo, Vito Gaiazzo e Antonino Pace, 8 anni per Leonardo Casano, 5 anni e 4 mesi per Girolamo Li Causi, 3 anni e 4 mesi per Paolo Bonanno, 2 anni e 8 mesi per il palermitano Jonathan Lucchese, 2 anni e 4 mesi per Marco Manzo, 4 anni per Antonino Nastasi, 5 anni e 4 mesi per Vincenzo Pisciotta, 6 anni per Giuseppa Prinzivalli, 3 anni e 4 mesi per Francesco Pulizzi, 2 anni e 4 mesi per Vito Rallo, 4 anni per Vincenzo Romano, 6 anni e 8 mesi ciascuno per Carmelo e Giuseppe Salerno, di Paceco, 3 anni e 4 mesi per Francesco e Rosario Stallone, 4 anni per Michele Vitale e 3 anni e 4 mesi per Giuseppe Speciale. Gli ultimi due di Partinico. Sei le udienze dedicate alla difesa. L’ultima il 28 giugno.

L’indagine «Hesperia» è sfociata nell’arresto di 33 persone: 21 in carcere e 12 ai domiciliari. Tra loro, molti nomi noti della criminalità organizzata di Marsala, Mazara, Campobello di Mazara e Castelvetrano, ma anche diversi volti nuovi. Tra i primi, quello di Francesco Luppino, che era uscito dal carcere circa tre anni prima dopo aver scontato una lunga condanna per mafia. Secondo l’accusa, si era rimesso all’opera per ricostituire la rete di relazioni di Cosa nostra tra Campobello di Mazara, Mazara, Castelvetrano e Marsala. Le accuse a vario titolo contestate agli indagati sono associazione di tipo mafioso, estorsione, turbata libertà degli incanti (nelle aste al Tribunale di Marsala), reati in materia di stupefacenti, porto abusivo di armi, gioco d’azzardo e altro, tutti aggravati dal metodo e dalle modalità mafiose.

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