Ora Matteo Messina Denaro ha un nuovo difensore d’ufficio e il processo per le stragi di Falcone e Borsellino può quindi ripartire. «È un imputato come altri e lo difenderò come farei per chiunque», ha tenuto a sottolineare, fresca di nomina, l’avvocato Adriana Vella che ha anche detto di avere accettato «senza paura». L’udienza davanti alla corte d’assise d’appello di Caltanissetta si era aperta con la rinuncia del boss condannato in primo grado all’ergastolo. Com’era accaduto già l’altra volta, il monitor ha rimandato l’immagine di una sedia vuota nella saletta del carcere dell’Aquila dove Messina Denaro è detenuto. Il padrino continua così a restare un «fantasma“: per trent’anni è stato latitante, ora evita di comparire in aula.
L’avvio del processo ha però dovuto sciogliere il nodo della difesa. Il primo legale d’ufficio del boss, Calogero Montante, aveva già rimesso il mandato sostenendo di versare in una condizione di incompatibilità perché è stato difensore d’ufficio del falso collaboratore Vincenzo Scarantino nel processo Borsellino quater. Montante aveva pure segnalato di ricoprire la carica di vice procuratore onorario alla procura di Palermo. Ma la corte d’assise d’appello non ha riscontato alcuna causa di incompatibilità. Non per questo il caso si era chiuso. Nell’udienza precedente Montante aveva infatti denunciato di avere ricevuto una telefonata di minaccia: «Non vuoi difendere Messina Denaro? Vuoi morire?». Sul caso indaga la procura di Agrigento perché la chiamata è arrivata a una utenza dello studio a Canicattì.
Alla ripresa del processo il legale è tornato a proporre la rinuncia all’incarico inviando un certificato medico per un intervento chirurgico. Prognosi di almeno un mese. Stavolta la corte, presieduta da Maria Carmela Giannazzo, ha dovuto prendere atto dell’impedimento e, dopo una breve riunione in camera di consiglio, ha esonerato il legale e nominato il nuovo difensore d’ufficio.
L’avvocato Adriana Vella è consapevole che l’attende un impegno professionale lungo e gravoso. «Il fascicolo - ha detto - è molto ampio e quindi devo studiarlo. Io non ho paura. Se una fa il proprio lavoro non deve temere nulla. Mi spaventa solo l’impegno che dovrò affrontare in questi giorni ma non il fatto che difendo Messina Denaro».
La corte le ha concesso tempo fino al 25 maggio quando il processo potrà finalmente ripartire.
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