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Danneggiato l'impianto di Bresciana, rabbia di Tranchida: «Azione criminale e mafiosa»

La condotta di Bresciana a Campobello di Mazara

Ennesimo danneggiamento dell'impianto di distribuzione dell'acqua di Bresciana in territorio di Campobello di Mazara. Fuori uso tre pozzi e una cabina.

Dalle prime indagini sembra che gli autori conoscessero bene i luoghi, poiché hanno dimostrato di sapere come muoversi senza rischiare di pericoli. Conseguenza immediata del raid una nuova emergenza idrica per la città di Trapani e per il suo hinterland.

Dura la presa di posizione del sindaco Giacomo Tranchida che parla di «un fatto dal sapore criminale e mafioso». E aggiunge: «A Bresciana c'è malavita». Nel corso di una conferenza stampa indetta appositamente il sindaco sottolinea: «È successo, quello che noi dubitavamo nei mesi scorsi fosse originato da una casualità. Nei mesi scorsi abbiamo cominciato ad insospettirci e non ce la siamo più data come una giustificazione conseguente a continui blackout, sospensioni, allegamenti al sistema idrico, ai pozzi e ai luoghi di rilancio dell’acqua che viene da Bresciana. Una volta può esserci un blackout elettrico, una volta una serie di alluvioni che ci sono state a Trapani e nelle zone di Campobello. Ma alla lunga abbiamo cominciato a sospettare di ben altro».

Tranchida racconta cosa è stato appurato dai tecnici: «Dopo attente analisi e monitoraggi, ci siamo accorti che, soprattutto nei fine settimana, il sistema “salta” portando ad enormi problemi per i cittadini trapanesi e le imprese del territorio e per diversi giorni. Ovviamente, poi, il Comune si attiva per aggiustare l’impianto, spendendo molti soldi, e allo stesso tempo siamo costretti ad acquistare molto salatamente altra acqua da Siciliacque». Però, questa notte è successo qualcosa che allontana i dubbi. «Avevamo già avvisato Enel che ci ha confermato che non si tratta di un problema di blackout in quella zona. Sono stati scassinati diversi cancelli - aggiunge Tranchida - senza che, però, sia stato portato via nulla di valore se non materiale che possiamo stimare commercialmente sui 100/200 euro. Riteniamo che chi sia entrato nelle strutture non avesse l’obiettivo di effettuare una azione vandalica, perché i pozzi tra loro distano anche diversi chilometri e perché per “spengere” le pompe di rilancio bisogna interagire con una cabina elettrica molto pericolosa. Con una mossa sbagliata, si rischia la vita umana. Chi è entrato è una persona esperta che sa quali tasti toccare e che ha deliberatamente bloccato il sistema di rilancio».

Stamane i tecnici del Comune hanno trovato i locali delle pompe di rilancio completamenti allagati: l’azione di manomissione ha portato ad una sovrapproduzione dei pozzi che, visto lo spegnimento delle pompe, ha generato allagamento. «Una quota vicina tra 70% e 80% dell’acqua prodotta non arriverà in città. I dati forniti dall’ingegnere Amenta, dirigente del Comune, certificano come l’uscita dai pozzi sia di 214 litri al secondo, mentre quelli che sono arrivati alla cisterna di San Giovanello sono pari a 110 litri al secondo. Questo dato, nei prossimi giorni, ovviamente diminuirà. Nella giornata odierna, poi, non possiamo neanche compensare acquistando acqua da Siciliacque per un fermo di manutenzione già programmato ai loro impianti. E allora, sembra proprio una operazione quasi scientifica di cui non comprendiamo l’obiettivo finale. A che pro fare tutto questo? Chi ci guadagna in questa operazione? E poi, perché rischiare la propria vita per fare una operazione del genere?».

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