La Procura di Marsala ha disposto «accertamenti tecnici non ripetibili» sui due telefoni cellulari e il pc portatile sequestrati dopo l’omicidio della 29enne Maria Amatuzzo, uccisa alla vigilia di Natale, a Marinella di Selinunte, frazione marinara di Castelvetrano, dal marito Ernesto Favara, di 63 anni, che al culmine di una lite ha inferto alla donna dodici coltellate all’addome.
Quando i carabinieri sono arrivati in via Cassiopea, dove abitava la coppia, l’uomo, ex pescatore, aveva ancora l’arma del delitto in mano sporca di sangue. Adesso, il pm Stefania Tredici, titolare dell’indagine, ha incaricato un consulente tecnico di verificare l’esistenza nelle conversazioni telefoniche tra la giovane e il marito (messaggi wattsapp, sms, etc.) di ogni dettaglio che potrebbe avere rilevanza ai fini delle indagini. Recuperando, se possibile, anche i messaggi eventualmente cancellati. Al consulente sono stati dati 30 giorni di tempo per eseguire il suo compito, riferendo comunque anche prima nel caso in cui dovesse terminare prima il suo lavoro.
Attualmente, Ernesto Favara è rinchiuso nel carcere di Trapani. Lo scorso 27 dicembre, nell’interrogatorio di garanzia davanti al gip del Tribunale di Marsala Sara Quittino, l’ex pescatore ha ricostruito cosa sarebbe successo alla vigilia di Natale, sino al momento in cui ha sferrato le coltellate mortali. «Abbiamo discusso per alcuni minuti - avrebbe detto Favara al gip - e lei mi ha ribadito che se ne sarebbe andata da casa per sempre, accontentandosi di vedere i bambini per un’ora a settimana... In quel momento ho visto un fantasma». Poi, ha aggiunto: «Dal 27 agosto era andata via da casa diverse volte». A difendere l'omicida è l’avvocato Margherita Barraco, mentre il padre di Maria Amatuzzo, in qualità di familiare della vittima, è assistito dall’avvocato Vito Daniele Cimiotta. La giovane donna uccisa viveva a Partinico, prima di sposare l'uomo che poi l'ha uccisa.
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