Si è appena costituito al carcere di Opera, alle porte di Milano, l’ex sottosegretario all’Interno di Fi Antonio D’Alì. Ieri la Cassazione aveva confermato la sua condanna a 6 anni per concorso in associazione mafiosa. A renderlo noto Lo dice l’avvocato Arianna Rallo difensore dell'ex senatore di Traoani. Ieri la prima sezione penale della Cassazione aveva rigettato il ricorso della difesa di ed è così diventata definitiva la condanna inflitta nell’appello bis, a Palermo, il 21 luglio 2021.
Secondo le motivazioni depositate l’anno scorso dai giudici della Corte d’Appello di Palermo, «D’Alì ha certamente assunto degli impegni seri e concreti a favore dell’associazione mafiosa e cio lo si puo desumere dalla sua gia stabile, affidabile, comprovata e ventennale disponibilita a spendersi in favore di Cosa nostra». Il politico, che è stato anche sottosegretario all’Interno dal 2001 al 2005, secondo i giudici avrebbe «intrattenuto relazioni con l’associazione mafiosa», almeno, fino al 2006, agevolando la mafia di Matteo Messina Denaro, tuttora ricercato.
Il processo d’Appello bis era iniziato dopo l’annullamento con rinvio della Corte di Cassazione della precedente sentenza di assoluzione, in cui era stato prescritto per i fatti precedenti al 1994, con un metodo giudicato come «una cesura illogica» tra i due periodi. Il nuovo processo ha dunque sostenuto che «D’Alì ha concluso nel 2001 (dopo una invero già ventennale disponibilità verso il sodalizio mafioso) un patto (l'ennesimo) politico/mafioso con Cosa nostra in forza del quale il sodalizio gli ha garantito l’appoggio elettorale che ha consentito all’imputato di essere nuovamente eletto al Senato (elezione che poi ha costituito da viatico per l’acquisizione dell’incarico di sottosegretario al ministero dell’Interno», si legge nella sentenza, rispetto all’accordo che sarebbe proseguito fino al 2006, anno in cui si concluse la legislatura.
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