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L'intricato caso Denise, Genchi ammette: «La difesa di Piera Maggio mi ha condizionato»

Gioacchino Genchi

Ha detto di essere stato suggestionato dalla parte civile quando, davanti ai giudici, aveva affermato che le indagini sulla scomparsa della piccola Denise Pipitone erano state compromesse da una fuga di notizie. Autore dell’ammissione è l’ex consulente informatico di varie procure, fra le quali quella di Marsala Gioacchino Genchi, che il 25 luglio ha deposto come teste della difesa al processo all’ex pm di Marsala Maria Angioni, accusata di false dichiarazioni al pubblico ministero.

Angioni ha sostenuto che l’inchiesta sul sequestro della piccola, sparita da Mazara il primo settembre del 2004, sarebbero state lacunose e pregiudicate da depistaggi. Dichiarazioni smentite dagli accertamenti fatti dalla Procura di Marsala, che ha incriminato l’ex pm. Tra l’altro, è stato dimostrato che Maria Angioni, che a distanza di anni ha gettato ombre sull'operato di alcuni poliziotti, non ha mai tolto loro le indagini.

Genchi, che aveva deposto al processo per sequestro di persona nei confronti della sorellastra di Denise, poi assolta, aveva affermato che la moglie del padre naturale della bambina, Anna Corona, avrebbe saputo da un’amica, informata da un poliziotto con cui aveva una relazione, che il suo telefono era intercettato. Dopo avere appreso la circostanza, la donna e l'amica avrebbero interrotto le conversazioni.

Accuse rivelatesi false e smentite nella sentenza che ha assolto la sorellastra di Denise e che sono costate a Genchi una querela per calunnia, poi archiviata. Nell’archiviazione, però, si ribadiva la falsità delle dichiarazioni del teste, pur sostenendosi che Genchi non aveva avuto intenzioni calunniose.

Adesso, al processo alla Angioni, l’ex consulente ha ribadito la tesi della fuga di notizie, ma alle domande del pm Roberto Piscitello, che gli chiedeva dati precisi sui tempi delle conversazioni telefoniche tra le due donne, ha risposto con un «non ricordo» e ha rimandato alla consulenza depositata al primo processo, ammettendo espressamente di essere stato condizionato dalla parte civile, cioè dalla difesa di Piera Maggio, la madre di Denise.

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