Il processo al Tribunale di Trapani contro i quattro membri dell'equipaggio della nave Iuventa e altri 17 imputati, accusati di "favoreggiamento dell'immigrazione non autorizzata", è stato sospeso a causa di errori procedurali da parte dell'accusa. Il giudice ha respinto la richiesta della procura di ignorare questi errori. Ha invece seguito l'argomentazione della difesa, secondo cui l'accusa non aveva informato gli imputati sugli aspetti cruciali del procedimento, violandone così i diritti fondamentali. Ha quindi rinviato il caso alla Procura per la correzione degli errori. La riapertura del processo è prevista in autunno.
Dopo cinque anni di indagini, l'accusa ha avuto tempo a sufficienza per condurre un giusto processo e non sarebbe appropriato affrettare il procedimento proprio ora, sostiene l'avvocato difensore Francesca Cancellaro. "Se il costo di un processo più veloce è il sacrificio dei diritti degli imputati, allora non è giusto. Il rispetto dei diritti dei nostri clienti, e l'innocenza dei reati di cui sono accusati, sono due parti della stessa questione".
Allison West, consulente legale senior dell'Ecchr, commenta: "Garantire un'adeguata notifica agli imputati delle accuse contro di loro, e delle date delle relative udienze in tribunale, è un pilastro del diritto a un processo equo e dello Stato di diritto stesso. Mentre gli imputati finanziariamente e socialmente privilegiati possono contare sui loro avvocati per ottenere queste cruciali informazioni, molti imputati non hanno questo privilegio, né dovrebbero averne bisogno".
Kathrin Schmidt, una degli imputati della Iuventa, critica: "Accogliamo con favore la decisione del giudice di garantire una procedura corretta. Le accuse e le prove contro di noi sono scarse e costruite. Tuttavia, mi fa arrabbiare che questa indagine vada avanti da più di cinque anni, mentre la giustizia viene continuamente ritardata e rimane negata".
L'equipaggio della Iuventa condanna il processo in corso e insiste sul fatto che le accuse contro di loro sarebbero dovute cadere molto tempo fa. Se condannati, gli imputati rischiano fino a 20 anni di carcere. Anche Amnesty International, l'Ecchr e la Special Rapporteur delle Nazioni Unite sulla situazione dei difensori dei diritti umani, Mary Lawlor, chiedono l'immediata conclusione del procedimento.
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