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Angela Grignano, 3 anni dopo l'esplosione di Parigi la gamba migliora: «Sogno di lavorare in teatro in Sicilia»

Angela Grignano, la ballerina trapanese gravemente ferita a una gamba nell'esplosione di Parigi di 3 anni fa

La mente di Angela Grignano corre verso un obiettivo che gli stessi medici definiscono un miracolo in cui si può credere: tornare a correre non solo con la fantasia ma anche con le sue gambe. A tre anni di distanza dall'esplosione di Parigi alla quale è sopravvissuta ma di cui porta i segni, la ballerina trapanese non nasconde di accarezzare un sogno: «Vorrei tornare a correre e a ballare, ma non con un arto artificiale. Vorrei lavorare in teatro».

Una sottile speranza arriva dal suo ottimismo, dall'esito degli ultimi esami e dalla fiducia dei medici. Il rischio di perdere per sempre la sua gamba, però, non è tramontato, ecco perchè lei stessa sa che occorre prudenza sia negli eventuali interventi a cui si dovrà sottoporre, sia nei sogni che culla costantemente.

In questi giorni vive a Parigi. Soggiorna in un appartamento «ancora poco arredato», come sottolinea. La stessa casa di cui un anonimo benefattore pagherà l'affitto per un anno, una sorpresa che la ballerina siciliana ha condiviso su Instagram senza nascondere la sua commozione. Parigi ormai è una tappa fissa nella sua vita, non a caso ha anche iniziato a studiare il francese. Ed è lì che si sta sottoponendo a una lunga serie di esami, «controlli specifici - spiega - per capire se la gamba è migliorata, per capire quanto è forte e cosa effettivamente presenti al suo interno». Vene, arterie, muscoli, nervi. Per la funzionalità dell'arto è necessario che ogni componente sia recuperato.

«Il primo esame - racconta Angela - è stato un elettromiografia che ci ha permesso di scoprire muscoli abbastanza forti e ben funzionanti a parte qualche fascia muscolare anteriore che purtroppo ancora non dà molti segnali. Inoltre abbiamo notato come il nervo, che precedentemente sembrava appena accennato, sia cresciuto di 10 centimetri e sembra voler continuare la sua crescita». Segnali incoraggiati e riconosciuti dagli stessi medici. Al resto stanno pensando la volontà, l'ottimismo e l'impegno quotidiano di Angela nel lavoro di riabilitazione.

Sta lavorando sodo. Si allena. Fa sacrifici. Anche gli esami a cui si sta sottoponendo sono tanti. Uno degli ultimi è stato l'angio-Tac. «Volevamo capire quanto l'unica arteria presente nella gamba, aiutata dal bypass, fosse forte e in grado di irrorare per bene l'arto. E anche qui mi sono emozionata nel vedere l'entusiasmo di una dottoressa che non mi conosceva nemmeno, che nel momento in cui ha iniziato a spiegarmi cosa ha visto attraverso l'esame non ha fatto altro che infondermi coraggio perché, dal risultato si evince che non solo l'arteria è robusta e ben formata ma la gamba presenta una buona vascolarizzazione e inoltre si intravede una minuscola parte di seconda arteria che potrebbe essere ripresa».

I chirurghi in questi mesi le hanno detto di temere che operazioni invasive possano mettere a rischio la gamba. Ma gli ultimi esami le hanno riportato fiducia. «La dottoressa mi ha detto: "La tua gamba è forte e ha tutti I requisiti per continuare a migliorare. I rischi ci sono sempre, ma è talmente un miracolo che lasciarla così sarebbe un peccato. Troverai qualcuno che ci crederà».

La strada è ancora lunga. Ci sono molti accertamenti ancora da fare e poi occorrerà trovare una squadra di chirurghi specializzati in vari campi, dall'ortopedia della caviglia alla chirurgia plastica, che si possano riunire per valutare quali interventi siano possibili.

«Al momento sono seguita da una neurologa italiana, Chiara Zavanone, che lavora a Parigi. Con lei ci sono altri due medici che non mi hanno mai lasciata sola». Inseguendo un sogno: «Andrò in capo al mondo, se serve, ma io in questa gamba ci credo. Se un giorno poi, non dovesse andare come ho sperato, dirò comunque di averci provato fino alla fine così da non avere nessun rimpianto, proprio come hanno fatto i chirurghi la prima volta che sono arrivata in ospedale: potevano amputare e chiuderla lì, invece sono stati coraggiosi e hanno provato, raggiungendo un risultato inimmaginabile».

Correre e ballare sarebbe l'ultimo miracoloso traguardo. «Non perdo la speranza di fare carriera e arrivare dove, prima dell'incidente, mi ero prefissata di arrivare. Voglio lavorare in teatro, lavorare per la mia città e per i giovani, creare realtà che consentano ai siciliani, soprattutto agli artisti, di non lasciare la proprio terra. Dico sempre che bisogna viaggiare, ma poi bisogna tornare a casa per dare una speranza a questa nostra Sicilia».

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