La vendita dell’enorme quantitativo di hashish sequestrato a Pantelleria avrebbe fruttato più di un milione di euro. È quanto hanno calcolato gli investigatori, i carabinieri della stazione dell’isola che hanno condotto l’operazione che ha portato all’arresto di tre insospettabili, due uomini - Francesco Armando Belvisi di 41 anni e Giovanni Reile di 28, entrambi panteschi - e una donna, Michela Bona di 30 anni, lei originaria di Lodi ma da tempo stabilitasi a Pantelleria.
La casa semiabbandonata in cui i tre si recavano spesso e senza apparente motivo, si trova in località Rekale. È un luogo appartato, considerato sicuro dai tre. L’irruzione, effettuata all’imbrunire, li ha colti di sorpresa. Dai nove panetti consegnati in quella circostanza si è poi arrivati alla perquisizione successiva, nell’abitazione della coppia (Reile e Bona) poco distante. In un ripostiglio c’erano i trolley con gli oltre 1.300 panetti perfettamente confezionati e, secondo gli investigatori, pronti per essere smerciati altrove. Del resto, un così grande quantitativo - 138 chilogrammi - non poteva certo servire al fabbisogno di un’isola. Le indagini quindi puntano adesso ad accertare quale fosse la rete dell’eventuale traffico di droga. Le indagini puntano altresì ad accertare la provenienza dell’hashish. Parte della droga era bagnata, il che fa pensare ad un viaggio in mare. Forse sarebbe giunta di recente nell’isola. Gli arresti sono stati convalidati ed è stata disposta la misura cautelare degli arresti domiciliari per tutti e tre.
«Ringraziamo l’Arma dei Carabinieri per la grande operazione portata a termine», ha detto il sindaco di Pantelleria Vincenzo Campo. «Questi soggetti sono dei mercanti di morte - ha aggiunto - e vanno condannati. Certo è che non meritano di essere associati al popolo pantesco». Il sindaco ha anche detto che «scende sulla nostra comunità un profondo velo di tristezza, perché si mette in evidenza quella parte peggiore della società, quella alla ricerca di soldi facili a danno soprattutto dei giovani. Bisogna alzare l’attenzione su questi fenomeni e da genitori educare i nostri figli a stare lontano da questi soggetti, perché isolare questi malfattori deve essere il primo degli obiettivi che una comunità sana deve porsi».
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