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Strage Cottarelli di Brescia, Marino di Paceco assolto al decimo processo

Le tre vittime della strage di Brescia

A 15 anni dalla strage Cottarelli, la giustizia italiana non sa decidere su responsabilità o innocenza. La Corte d’assise d’appello ha assolto Salvatore Marino, oggi cinquantenne, di Paceco, accusato, in concorso con il cugino Vito e con Dino Grusovin, della strage della famiglia Cottarelli avvenuta ad Urago Mella, quartiere della città di Brescia, il 28 agosto del 2006. In quella strage persero la vita Angelo Cottarelli, 56 anni, sua moglie Marzenna, 41 anni, di origini polacche, e il figlio Luca di 17. La famiglia fu sterminata a colpi di coltello e pistola, nella villetta di via Zuaboni. Salvatore Marino affrontava il decimo giudizio. Dopo l’assoluzione davanti alla Corte d’assise di Brescia, aveva incassato quattro volte la condanna all’ergastolo da parte dei giudici d’appello e altri quattro annullamenti con rinvio dalla Corte di Cassazione. Sono già stati condannati in via definitiva invece Vito Marino, cugino di Salvatore, e a 20 anni Dino Grosovin.

A Milano stavolta è arrivata la prima assoluzione anche in appello al termine di un processo nel corso del quale Dino Grusovin, suo grande accusatore, coimputato che sconta 20 anni in cella a Monza per concorso anomalo nell’omicidio, è stato risentito, ma non ha saputo fornire indicazioni univoche circa la sua partecipazione al triplice omicidio.

Il processo davanti alla Corte d’Assise d’appello di Milano si era aperto lo scorso 17 maggio. Per l’accusa Salvatore Marino era ritenuto l’esecutore materiale di quel triplice omicidio. Dopo un’assoluzione e quattro ergastoli annullati in Cassazione, mentre il cugino Vito sconta il carcere a vita, per Salvatore si era aperto il decimo processo a Milano. Il quinto di secondo grado.

I due cugini furono arrestati dalla squadra mobile di Trapani due settimane dopo la strage. I poliziotti della Mobile stavano già indagando su Vito Marino per l’inchiesta su una maxi truffa, nella quale era coinvolto anche Angelo Cottarelli. La Procura di Trapani, con l’allora pm Andrea Tarondo e i poliziotti della Mobile, diretti da Giuseppe Linares, erano già sulle loro tracce. Cottarelli con la famiglia era stato anche a Trapani per le vacanze estive. Così gli investigatori arrivarono a Vito Marino e a suo cugino Salvatore, che furono arrestati su ordine della Procura di Brescia. Arrestati e rilasciati dopo una prima assoluzione. Poi la latitanza, cominciata alla vigilia di una prima condanna. Salvatore Marino scappò a Tenerife, dove però fu catturato dai poliziotti della Mobile di Trapani. Da allora ancora assoluzioni, condanne, rinvii a giudizio di altre Corti di primo e secondo grado. Ed intanto sono trascorsi 15 anni da quell’efferato delitto.

Dalle indagini emerse che Cottarelli avrebbe fornito a Vito Marino fatture false per una maxi truffa relativa a finanziamenti dell’Unione europea gestiti dalla Regione. Marino però ad un certo punto, secondo la tesi accusatoria, si sarebbe convinto che Cottarelli gli avesse sottratto del denaro e con il cugino si sarebbe recato a casa di Cottarelli, dove fu compiuta la strage: prima la moglie, poi il figlio, infine Angelo Cottarelli. Quest'ultimo, trovato in vita dai soccorritori, avrebbe avuto il tempo di dire chi era stato.

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