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Migranti, assegnato un porto alla SeaWatch: in 257 vanno a Trapani

Sbarcheranno a Trapani i 257 migranti che si trovano da diversi giorni a bordo della Sea Watch 3. Lo scrive la Ong tedesca su Twitter sottolineando che "dopo una notta particolarmente dura a bordo, anche a causa delle condizioni del mare, le persone che abbiamo soccorso sono felici di sapere che potranno sbarcare".

Già ieri Sea-Watch Italy affermava tramite twitter. "Abbiamo inviato una segnalazione al Tribunale di Catania per notificare la presenza di oltre 70 minori a bordo di #SeaWatch3, la maggior parte non accompagnati. Le condizioni meteo si deteriorano insieme a quelle dei 257 naufraghi. Sono disidratati, feriti, traumatizzati".

Per giorni la nave Ocean Viking, in acque internazionali nel Mediterraneo, è rimasta in attesa dell'assegnazione di un porto sicuro per i 553 migranti a bordo recuperate da sei imbarcazioni che stavano attraversando il canale di Sicilia. La ong Sos Mediterranee ha chiesto aiuto alle autorità marittime "di assegnare un luogo di sicuro senza ulteriori ritardi e agli Stati membri dell'UE di riattivare un meccanismo di sbarco e ricollocazione che supporti gli Stati costieri nel coordinamento degli sbarchi".

Lo scorso fine settimana, la Ocean Viking ha salvato 555 persone da sei imbarcazioni in difficoltà nel Mediterraneo centrale, nella totale assenza di coordinamento da parte delle autorità marittime - dice la ong - Una donna incinta ha dovuto essere evacuata d'urgenza dalla guardia costiera italiana insieme al suo compagno martedì scorso. I 553 rimasti a bordo tra cui 119 minori, 4 donne incinte e un bambino di 3 mesi, soffrono il caldo soffocante sul ponte della nave e hanno urgente bisogno di sbarcare in un luogo sicuro, come del resto i 257 superstiti attualmente a bordo della Sea Watch 3.

"Con questo caldo, nello spazio ristretto del ponte, la situazione non può che peggiorare giorno dopo giorno" dice Luisa Albera, coordinatrice della ricerca e del soccorso a bordo della Ocean Viking. "Una nave - aggiunge - può essere solo una soluzione di passaggio fra una situazione di pericolo a un luogo di sicuro a terra. Far aspettare per giorni persone che sono scampate alla morte in mare prima di sbarcare significa mettere a rischio la loro salute fisica e mentale. L'incertezza aggiunge sofferenze inutili a una situazione già terribile. Ci sono state troppe situazioni di stallo in mare negli ultimi tre anni e ho visto le gravissime conseguenze sui sopravvissuti, sottoposti a forte stress psicologico".

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