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Il chiosco bruciato a Calatafimi: il risarcimento atteso da due anni

Lo Studio3A: «Il procedimento è giudiziario è stato archiviato a marzo, ma la compagna assicuratrice attende di ricevere il fascicolo»

Il chiosco di Calatafimi distrutto dalle fiamme

Da oltre due anni aspetta di essere risarcita degli ingenti danni subiti dall’incendio che ha devastato il suo chiosco, regolarmente assicurato: l’ammontare dell’indennizzo è già stato concordato con la compagnia assicurativa, il procedimento è archiviato da mesi, ma manca il fascicolo penale. A segnalare il caso nato dalle lungaggini della giustizia è lo studio legale della vittima del rogo. Si tratta di una signora cinquantaquattrenne di Calatafimi Segesta, che gestiva con il marito, nella sua città, il pub La Pagoda, in un chiosco per la somministrazione e vendita di cibi e bevande e tavola calda all’interno della villa comunale di piazza Nicolò Mazara, «sulla scorta di una apposita convenzione con il Comune», come viene precisato nel comunicato.

Più di due anni fa la titolare era stata costretta per qualche tempo a sospendere l’attività. Ma proprio mentre si stava apprestando a riaprire, il primo luglio 2019, poco dopo la mezzanotte, la struttura, tutta in legno, di circa cinquanta metri quadrati, ha preso fuoco. I vigili del fuoco di Trapani sono accorsi e hanno domato le fiamme, dopo quattro ore di lavoro, ma il chiosco è stato distrutto dalle fiamme, con tutto ciò che vi era all’interno, dagli arredi alle attrezzature: forno, cucina, frigo, banconi e altro. Un danno di svariate decine di migliaia di euro.

I gestori tuttavia avevano provveduto ad assicurare la struttura e il suo contenuto con un’apposita polizza per il rischio incendio. Quindi, attraverso il consulente legale Alessio Tarantino, per essere assistiti e risarciti, si sono affidati a Studio3A-Valore SpA, società che ha anche provveduto elle operazioni di bonifica e risanamento, alla verifica delle condizioni contrattuali di polizza, alla  stima dei danni e alla loro quantificazione in contraddittorio con i periti della compagnia. Alla fine, la somma da liquidare è stata concordata («già da molto tempo», sottolinea lo studio legale) e sarebbe sufficiente per consentire ai gestori di «rimettersi in piedi», sempre come si legge nella nota stampa.

La compagnia assicuratrice chiede le carte giudiziarie. La Procura di Trapani ha aperto un procedimento penale, contro ignoti, anche perché nel rapporto i vigili del fuoco avevano sospettato la matrice dolosa del rogo. Nella struttura chiusa era stata staccata la fornitura elettrica e quindi il corto circuito era stato escluso in partenza. Le indagini condotte dal pm Francesca Urbani, secondo quanto scrive Studio3A, «non hanno prodotto risultanze significative per corroborare la tesi del dolo, e a maggior ragione per individuare gli eventuali responsabili: d’altra parte, i proprietari avevano escluso tassativamente di avere mai subito minacce o intimidazioni. Anzi, l’inchiesta alla fine ha ritenuto che la causa più verosimile fosse quella di un incendio accidentale, collegato alla presenza di alcuni senzatetto che ultimamente avevano trovato riparo nel chiosco, approfittando della sua chiusura: al suo interno erano stati rinvenuti in più occasioni materassi e, soprattutto, mozziconi di sigaretta».

Così, con richiesta firmata il 14 gennaio 2020, il sostituto procuratore ha chiesto l’archiviazione del procedimento. Poi sulla vicenda è calato il silenzio e solo a giugno di quest'anno, precisano gli avvocati, un funzionario giudiziario della Procura ha risposto alle richieste dello studio legale, «certificando che il procedimento è stato definitivamente chiuso con decreto di archiviazione firmato dal gip l’11 marzo 2021». Ma ancora non basta, la compagnia chiede che le venga trasmesso il fascicolo penale completo con il decreto originale. «E il timore - concludono dal Studio3A - è che per acquisirlo passino invano altri mesi».

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