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Due pescherecci di Mazara in zona rischio vicino alla Libia, allarme da Farnesina e sindaco

Salvatore Quinci, sindaco di Mazara del Vallo

Il sindaco di Mazara del Vallo, Salvatore Quinci, esprime la sua preoccupazione dopo aver ricevuto la notizia che due pescherecci di Mazara si trovano in una zona "ad alto rischio" nel Mediterraneo, di fronte alle coste libiche. "Sono profondamente preoccupato, perché potremmo rivivere gli stessi momenti che abbiamo vissuto nel settembre scorso con il sequestro dei nostri equipaggi".

Ieri sera il sindaco è stato informato dall'Unità di crisi della Farnesina che due pescherecci di Mazara, il 'Giuseppe Schiavone' e il 'Nuovo Cosimo', si trovano in una zona pericolosa.

"Stamattina ho sentito l'armatore dei due pescherecci Salvatore De Santis al quale ho rappresentato quanto mi è stato comunicato dall'Unità di crisi - ha aggiunto Quinci - toccherà a lui ora vagliare la situazione e capire che fare".

"I due pescherecci si trovano a 40 miglia da Bengasi, in acque internazionali - ha detto De Santis - quella è una zona molto ricca di pesce e, quindi, per noi è vitale lavorare lì". L'armatore è in contatto quotidiano con i comandanti dei due pescherecci.

Anche la Capitaneria di porto di Mazara del Vallo ha allertato la società armatrice «De Santis srl» affinché, per i due pescherecci 'Giuseppe Schiavone' e 'Nuovo Cosimo', «il comando di bordo adotti urgentemente ogni utile iniziativa per la sicurezza degli equipaggi e delle imbarcazioni». La nota è pervenuta qualche ora fa via Pec alla società con sede a Mazara, ma anche alla 'Siciliana pesca srl' (armatrice del 'Michele Giacalone' e del 'Luciano Giacalone') e alla 'Rosso di cuore srl' (proprietaria dell’Artemide).

I sistemi di controllo della Capitaneria hanno accertato che i 5 pescherecci hanno fatto ingresso all’interno della 'Zona di protezione della pesca (Zpp)' proclamata unilateralmente nell’anno 2005 dalla Libia, con l’intento di esercitare nella stessa i diritti di sovranità sulle risorse ittiche. La zona, dunque, è ritenuta dalla Capitaneria di porto 'altamente pericolosa'. «Quelle acque risultano vigilate da motovedette riconducibili alle istituzioni libiche, che svolgono servizio di pattugliamento per il contrasto dell’attività di pesca non autorizzata, specie nei confronti di motopesca stranieri, attuando operazioni di abbordaggio, fermi di polizia ed azioni armate», scrive la Capitaneria alle società armatrici.

"A quale distanza dalla costa libica le acque del mare non sono più territoriali ma diventano internazionali?". È questo l'interrogativo che si pone il Comandante del motopeschereccio 'Giuseppe Schiavone' Vincenzo De Santis, che fa parte del gruppo armatoriale "De Santis srl". De Santis lo scrive in una lettera fatta pervenire alla Capitaneria di porto di Mazara del Vallo.

La società mazarese è armatrice del 'Giuseppe Schiavone' e del 'Nuovo Cosimo', i due pescherecci che la Capitaneria di porto ha accertato sono entrati nella "Zona di protezione della pesca", proclamata unilateralmente, nel 2005, dalla Libia.

"A mia conoscenza le acque territoriali si estendono fino ad un massimo di 12 miglia marine dalla costa di ciascuna nazione del mondo. Poiché i nostri motopesca ('Giuseppe Schiavone' e 'Nuovo Cosimo') si trovano ad oltre 35 miglia marine dalle coste libiche, riteniamo di trovarci nel giusto", scrive il comandante. Nella lettera Vincenzo De Santis, infine, fa un appello: "Vi preghiamo di allertare le nostre motovedette affinché si possa lavorare con serenità e pace per tutti quanti".

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