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Business e accoglienza migranti: chiesto giudizio per 14, fra cui l'ex deputato Fratello

Norino Fratello

La Procura di Trapani ha chiesto il rinvio a giudizio per l’ex deputato regionale Norino Fratello ed altre tredici persone, accusate di aver lucrato nel business dei centri d’accoglienza per migranti. Nel 2006 il politico, originario di Alcamo, aveva patteggiato una condanna per mafia, ma nonostante ciò - secondo l’accusa - avrebbe continuato a pilotare le cooperative a cui venivano affidati le strutture destinate all’accoglienza dei richiedenti asilo. Accuse denunciate anche da Lorenzo La Rocca, che raccontò ai magistrati di essere stato il prestanome di Norino Fratello per oltre un decennio.

Nell’estate 2018 l’ex deputato venne arrestato dai carabinieri nell’ambito del blitz Brother, ma poche settimane dopo tornò in libertà su disposizione del Riesame. Su richiesta dei pm di Trapani (procuratore aggiunto Maurizio Agnello, sostituti procuratori Sara Morri e Francesca Urbani) tutti gli indagati - accusati a vario titolo per estorsione, intestazione fittizia di beni, riciclaggio, evasione fiscale, mancato versamento dei contributi - dovranno comparire davanti al gup il 22 febbraio 2021. Si tratta di Maria Adragna, Davide Amodeo, Gaetano Calvaruso, Cristina Coppola, Benedetto Costantino, Antonino D’Angelo, Sebastiano D’Angelo, Maria Fileccia, Onofrio Fratello detto 'Norinò, Salvatore Fratello, Baldassare Marchese, Patrizia Messina, Anna Maria Montemagno e Marisa Oliveri.

L’ex deputato Norino Fratello è accusato di aver violato le prescrizioni previste per i condannati per mafia, controllando in maniera occulta quattro coop (Dimensione Uomo 2000, Letizia, Consorzio Servizi e Solidarietà, Benessere) che gestivano dei centri d’accoglienza ad Alcamo e Castellammare del Golfo, con picchi di 250 migranti, e due società di gestione di centri sportivi, oltre che una multiproprietà a Favignana. Nel corso dell’indagine emersero i contatti politico-affaristici per l’apertura di alcuni centri d’accoglienza con un altro ex deputato, Giovanni Lo Sciuto, poi arrestato nel blitz Artemisia con l’accusa di truffa e corruzione, oltre che per aver costituito una loggia massonica coperta e tuttora agli arresti domiciliari.

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