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Mafia, chiesti oltre 80 anni per esponenti delle cosche di Marsala

Oltre ottant'anni di carcere sono stati chiesti dai pm della Dda di Palermo Giacomo Brandini e Gianluca De Leo al termine della requisitoria tenuta, questo pomeriggio, davanti al Tribunale di Marsala, nel processo a otto delle 16 persone coinvolte nell’operazione antimafia "Pionica" del 12 marzo 2018.

La pena più severa (20 anni di carcere) è stata chiesta per Salvatore Crimi, 62 anni, presunto capomafia di Vita (Tp). Tredici anni, invece, è stata la richiesta per Ciro Gino Ficarotta, 68 anni, di San Giuseppe Jato (Pa), e 12 anni ciascuno per Michele Gucciardi, 67 anni, presunto capomafia di Salemi, già condannato a 14 anni e 4 mesi nell’ambito del processo "Ermes", Gaspare Salvatore Gucciardi, 58 anni, di Vita, Leonardo Ficarotta e Paolo Vivirito, rispettivamente di 39 e 41, entrambi di San Giuseppe Jato.

La condanna a un anno e 4 mesi, infine, è stata invocata per Crocetta Anna Maria Asaro, di 49 anni, e Leonardo "Nanà" Crimi, di 26, moglie e figlio di Salvatore Crimi, entrambi accusati di intestazione fittizia di beni. L’operazione "Pionica" prende il nome da una contrada di Santa Ninfa dove c'è un’azienda di 60 ettari appartenuta a Giuseppa Salvo, di Salemi. Secondo l’accusa, Michele Gucciardi e Melchiorre Leone, 61 anni, agronomo di Vita, già condannato in abbreviato a 9 anni e 4 mesi, avrebbero prima scoraggiato i possibili acquirenti dell’azienda. Dopo che l’alcamese Roberto Nicastri, fratello di un imprenditore condannato per mafia, l’ha comprata all’asta per 130 mila euro per rivenderla per 530 mila euro alla "Vieffe" dei palermitani Vivirito e Ficarotta, avrebbero preteso per questi ultimi i diritti di reimpianto dei vigneti. La Salvo, parte civile nel processo, ha sostenuto che avrebbe potuto vendere i diritti e con il ricavato pagare i debiti dell’azienda e mantenere la proprietà dei terreni.

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