«In tarda mattinata mi è stato notificato dalla Gdf, su richiesta della locale procura, un avviso di conclusione delle indagini e contestuale avviso di garanzia. La procura della Repubblica mi contesta, in particolare, due presunte ipotesi di reato: falso ideologico e turbata libertà del procedimento di scelta del contraente». Lo afferma il sindaco di di Trapani, Giacomo Tranchida. Le accuse si riferiscono agli anni in cui era primo cittadino del comune di Erice e riguardano la stabilizzazione di due dipendenti precari Asu (attività socialmente utili), inseriti nel bacino del personale del comune di Erice e transitati al comune di Favignana.
«I presunti fatti di reato si inquadrano - argomenta Tranchida - in una più generale e annosa 'questione meridionalè che di recente, come nel passato (mi piacerebbe dire che non si debba più ripetere nel futuro) ha visto protagonisti tutti i comuni siciliani - Trapani compreso - che si sono dovuti occupare del fenomeno del precariato; fenomeno tutto siciliano ereditato in virtù di leggi regionali e nazionali, finalizzate a combattere la piaga della disoccupazione, sin dagli inizi degli anni '70».
Prosegue Tranchida: «Nel pieno e assoluto rispetto delle procedure e delle leggi, finalmente nei comuni siciliani è stata avviata la fase della stabilizzazione, in molti casi graduale, dei precari storici. Tale stabilizzazione è stata prima di tutto una risposta al sacrosanto diritto al lavoro e la realizzazione di un principio di giustizia sociale per migliaia di famiglie e di lavoratori che per decenni sono state sfruttati e tenuti sotto scacco dalla stessa regione ma anche dagli enti locali. Sulla pelle dei precari si è, soprattutto a livello regionale, com'è noto, costruito il consenso elettorale. Non va però taciuto che sui precari, stabilizzati o in attesa di stabilizzazione, si fonda oggi la quasi totalità della forza lavoro degli enti locali».
Nel merito della vicenda giudiziaria, quest’ultima attiene al caso di due lavoratori precari del comune di Favignana, provenienti dal comune di Erice: «Non mi sarà difficile dimostrare nelle opportune sedi la liceità del mio operato; d’altronde nella mia storia politico-amministrativa ho sottoscritto - conclude - al pari di altri sindaci, centinaia se non svariate migliaia di atti tutti legittimi, diversamente non si spiegherebbe la mia specchiata fedina penale. Nel corso della mia lunga carriera amministrativa - da molti miei avversari politici invidiata - non ho mai indotto alcuno ad adottare presunte procedure non conformi a legge. Continuerò la mia azione amministrativa con più forza, determinazione e passione. Ho sempre avuto fiducia nell’operato della magistratura e affronterò con assoluta serenità la vicenda giudiziaria, certo che l’esito riconoscerà la bontà e la legittimità del mio operato».
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