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Marsalese stroncata da un'infezione, a processo 5 medici

«Non si può morire a quarant'anni per una infezione che non doveva essere contratta e che poi poteva essere curata... Cosa chiediamo noi, se non giustizia? E che quanto accaduto non abbia più a ripetersi». È quanto ha affermato l'avvocato Maurizio D'Amico, legale di parte civile, nel corso dell'udienza davanti al gup di Palermo Antonella Consiglio sfociata nel rinvio a giudizio, per omicidio colposo in concorso, di cinque medici del reparto di Neurochirurgia degli ospedali Riuniti Villa Sofia e Cervello di Palermo.

Secondo l'accusa, sarebbero responsabili, per «imprudenza, imperizia e negligenza», della morte di una donna marsalese, Maria Vita Curatolo.

Ad essere processati (prima udienza fissata per l'11 giugno prossimo davanti la seconda sezione penale del Tribunale di Palermo presieduta da Luisa Rizzini) saranno i medici Salvatore Giovanni Barrale, di 66 anni, Stefano Arcadi, di 58, Marika Tutino, di 47, Tiziana Costanzo, di 46, e Silvana Tumbiolo, di 54. L'avvocato D'Amico assiste la parte civile, l'ex dirigente scolastico Michela Vinci, madre della donna deceduta il 19 novembre 2012, dopo una settimana di coma.

L'articolo nell'edizione di Trapani del Giornale di Sicilia

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