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Mafia e massoneria, la Cassazione: "L'inchiesta resta a Trapani"

È "erronea la decisione del Riesame là dove ha dichiarato l’incompetenza territoriale dell’autorità giudiziaria di Trapani". Così hanno scritto i giudici della Corte di Cassazione che in queste settimane hanno valutato i ricorsi presentati dai pm trapanesi contro le scarcerazioni degli indagati nel blitz Artemisia disposte dal Riesame poche settimane dopo dagli arresti.

Resta radicata a Trapani dunque l’indagine per cui lo scorso 21 aprile furono arrestate 26 persone tra cui l’ex deputato regionale Giovanni Lo Sciuto che - secondo l’accusa - era a capo di una loggia occulta che attraverso la concessione di false pensioni d’invalidità otteneva consensi elettorali a Castelvetrano, paese natale del latitante Matteo Messina Denaro.

Le motivazioni (presidente Giovanni Diotallevi, consigliere estensore Alessandra Bassi) sono le prime ad essere depositate e riguardano la posizione del medico Sebastiano Genna (indagato, all’epoca membro della commissione medico legale dell’Inps) per cui la Corte lo scorso 25 settembre ha rigettato il ricorso della Procura, confermando la scarcerazione disposta dal Riesame poco dopo gli arresti di aprile.

Nel medesimo provvedimento però i giudici hanno contestato l’incompetenza territoriale sollevata dai giudici del Riesame poche settimane dopo il blitz. "La Corte non può tuttavia esimersi dal rilevare incidentalmente l’erroneità della decisione assunta dal Riesame in punto di competenza territoriale", si legge nelle motivazioni.

Tutto ruota attorno a un episodio di peculato commesso a cavallo tra Palermo e la provincia di Trapani (un accordo tra Lo Sciuto e un suo 'portavoti' per la falsa assunzione della moglie in cambio del sostegno elettorale) che secondo i giudici del Riesame avrebbe trascinato l’intera indagine nel capoluogo regionale. Secondo gli ermellini però la circostanza non permetterebbe il trasferimento dell’indagine che in ogni caso resta di competenza dell’autorità giudiziaria di Trapani. (AGI)

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