
PALERMO. In carcere avrebbe fatto proselitismo per la jihad ed esultato per la riuscita criminale degli attentati avvenuti di recente in città come Stoccolma e Londra. Saud Almagasbi, libico di 22 anni, parlando con un compagno di cella, minacciava e prometteva di vendicarsi contro di «loro, per gli anni trascorsi in carcere».
E con il pronome loro avrebbe inteso «il popolo europeo». Ad accusare Almagasbi, imputato in un processo per un naufragio costato 220 morti e che già rischia l’ergastolo (è accusato di aver fatto parte del gruppo di scafisti), è un ex compagno di detenzione, un marocchino di 40 anni, impaurito da ciò che aveva sentito nel carcere di Castelvetrano: pur avendo finito di scontare la pena e dunque non avendo alcunché da guadagnare con la propria deposizione, l’uomo si è rivolto alla polizia penitenziaria lo stesso giorno della propria scarcerazione, l’11 maggio.
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