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TRAPANI. Il boss latitante Matteo Messina Denaro, ricercato dal 1993, nonostante qualche voce di dissenso in seno a Cosa nostra, è ancora il leader carismatico di una mafia camaleontica e silente che, nel Trapanese, continua ad esercitare un capillare controllo del territorio.
È quanto emerso dalla relazione semestrale della Dia presentata, dal ministro dell'Interno Marco Minniti, alla Camera dei deputati. Attorno al fantasma di Castelvetrano, gli affiliati – gran parte dei quali in età avanzata e provenienti dal mondo agro-pastorale – avrebbero maturato un forte senso di appartenenza, sostenuto anche da legami con ambienti della società civile, della borghesia, dell’imprenditoria e della politica locale. In provincia di Trapani – dicono gli investigatori impegnati in prima linea nella lotta alla criminalità organizzata – vige la cosiddetta “pax mafiosa” tra famiglie e mandamenti che hanno elaborato la strategia di mantenere un profilo basso e di mimetizzarsi per esercitare “l'inquinamento dell'economia”.
Insomma, la mafia fa affari senza esporsi troppo.
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