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Agente di commercio marsalese arrestato per bancarotta e truffa

MARSALA. Antonio Ignazio Correra, 35 anni, marsalese, agente di commercio, è stato posto agli arresti domiciliari dalla sezione di pg della Guardia di finanza della Procura di Marsala per bancarotta fraudolenta patrimoniale e documentale, nonchè per truffa in danno dello Stato. Avrebbe affermato «falsamente», secondo l'accusa, di essere vittima di estorsione e usura, avrebbe indotto in errore la prefettura di Trapani e il commissario straordinario di governo, riuscendo ad accedere al «fondo di solidarietà» per le vittime di estorsione e usura. Incassando complessivamente quasi 200 mila euro. E con una parte di questa somma (158 mila euro) ha comprato un'abitazione a Montepulciano (Si), adesso sequestrata dalla magistratura e nella quale si trova agli arresti domiciliari.  A firmare, su richiesta della Procura, il provvedimento restrittivo e il sequestro preventivo dell'immobile è stato il gip del Tribunale di Marsala Vito Marcello Saladino.

L'inchiesta della sezione di pg delle Fiamme Gialle è stata diretta dal procuratore Alberto Di Pisa e coordinata dal sostituto Nicola Scalabrini.  Correra, già condannato in primo grado a 3 anni e 8 mesi di reclusione per una serie di truffe in danno di aziende che producono e commercializzano fertilizzanti agricoli, nonchè in altri processi per ricettazione di assegni rubati e calunnia, nel 2008 denunciò e fece arrestare due persone (Massimo Bellitteri, noto ristoratore di Marsala, e Antonino Salvatore Sieri), accusandole di estorsione, usura e lesioni personali. Meno di un mese fa, però, in Tribunale, nel processo a Sieri e Bellitteri, il pubblico ministero Mucaria, al termine della sua requisitoria, ha chiesto l'assoluzione dei due imputati dall'accusa di usura e la derubricazione delle imputazioni di estorsione e lesioni nel reato, meno grave, di esercizio arbitrario delle proprie ragioni, per il quale ha invocato una condanna a 9 mesi. Dal processo è emerso che Correra, Bellitteri e Sieri erano in rapporti d'affari e il primo avrebbe chiesto agli altri due del denaro, parlando della possibilità di un grosso affare, che poi non avrebbe più voluto restituire.

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