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Non c’è posto per il figlio autistico, la famiglia chiede l’inserimento

La denuncia dell’ex maresciallo della Finanza Maiorana che da otto anni attende risposte

TRAPANI. Da otto anni attendono che il loro figlio, autistico ed iperattivo, venga riammesso nella struttura di Villa Betania. “L’ultimo colloquio lo abbiamo avuto il 13 ottobre, ma da allora ci siamo visti scavalcare da altri”. La denuncia è di Mario Maiorana, ex maresciallo della Guardia di Finanza che ha preferito anticipare i tempi della sua pensione per prendersi cura, insieme alla moglie, del figlio Giovanni, ventisei anni, autistico e molto iperattivo. “Fino all’età di diciotto anni è stato, per mezza giornata, alla Villa Betania – spiega Mario Maiorana -. Poi, appena è divenuto maggiorenne, ci hanno spiegato che per lui non c’era più posto e, così, siamo stati noi come famiglia a prenderci carico di tutto”. La famiglia Maiorana per le più semplici operazioni di ogni giorno, come anche andare al supermercato per fare la spesa, ha bisogno di qualcuno che accudisca Giovanni il quale, adesso, ha compiuto 26 anni.

“Alla Villa Betania è stato inaugurato il centro autistico per adulti – continua Mario Maiorana -, ma per nostro figlio non c’è posto. Dopo l’ultimo colloquio ci aspettavamo che ci chiamassero. Ed invece abbiamo saputo, tramite conoscenti, che sono stati ammessi anche alcuni trentenni, mentre mio figlio, che è da otto anni in attesa ed ha pure un’età inferiore, è rimasto fuori. Non capisco il motivo di questo trattamento”. Immediata la replica da parte della direzione della Villa Betania attraverso il direttore Gerolamo Camarda. “Il nostro centro esercita la riabilitazione e dispone, in totale, di 140 posti di cui 100 residenziali ed i rimanenti 40 semiresidenziali – spiega – e poi i nominatici vengono indicati dall’Asp. Ad ogni modo, il centro diurno è stato realizzato, ma attendiamo ancora l’accreditamento da parte della Regione, per cui, nel momento in cui saremo autorizzati, saremo pronti ad avviare anche un modulo per pazienti come Maiorana. Ci tengo, però, a sottolineare che nel nostro centro non sono presenti trentenni o quarantenni. Abbiamo preferito puntare sui giovani perché, grazie proprio all’età, possono ancora apprendere, mentre dopo, invece, si entra nella fase dell’assistenza. E poi non possiamo certamente mettere insieme dei trentenni con i giovani. Non sarebbe certamente corretto”. (*ATR*)

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