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Campobello di Mazara, furto nell’oleificio tolto alla mafia

Rubati i silos coi motori e una vasca. Adesso l’amministrazione comunale vuole accelerare i tempi per l’utilizzo della struttura per evitare altri raid

CAMPOBELLO DI MAZARA. Ladri nell’oleificio “Fontane d’oro” di contrada Corsale a Campobello di Mazara confiscato alla mafia. Tra i proprietari figuravano, tra gli altri, i fratelli Giuseppe e Francesco Indelicato, secondo gli inquirenti soggetti riconducibili a Francesco Luppino, tutti arrestati nel 2009 nell’ambito dell’operazione “Golem” e ritenuti vicini al boss latitante di Castelvetrano Matteo Messina Denaro. Il sindaco Giuseppe Castiglione, dopo il furto di cinque silos in acciaio coi motori e di una vasca per l’accumulo di liquidi all’oleificio “Fontane d’oro” di contrada Corsale a Campobello, è categorico: “La palazzina uffici ospiterà la Polizia municipale e una parte del settore tecnico del Comune”. Se per anni tutto è rimasto fermo, l’intendimento del primo cittadino è quello che il bene, oggi acquisito al patrimonio del Comune, non diventi un rudere.

Quello dell’oleificio “Fontane d’oro” è l’ennesimo capitolo che si aggiunge alla questione legata ai beni confiscati che l’Amministrazione comunale guidata da Castiglione si trova ad affrontare. Perché, in periodo di inutilizzo è prassi davvero anomala che i beni confiscati vengano presi di mira da parte di vandali. È successo già durante la gestione commissariale per il centro d’accoglienza “Carlo Alberto Dalla Chiesa” a Tre Fontane, costruito coi fondi erogati tramite il Consorzio trapanese per la legalità e lo sviluppo, e oggi ridotto quasi a un rudere. Proprio qualche anno addietro i commissari straordinari (alla guida del Comune dopo lo scioglimento per mafia) aprirono un contenzioso con la Telecom (tutt’ora pendente) e la videosorveglianza in tutto il territorio comunale (compresa la telecamera piazzata davanti al bene) è stata disattivata. Il bene, tolto ad un’associazione che l’aveva affidato, è rimasto per anni inutilizzato.

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