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Melograni per rilanciare l’agricoltura Marsala punta a conquistare l’Europa

Realizzata una rete di coltivatori dei dintorni che venderanno insieme, grazie ad una società che punta a conquistare il mercato “a 27” con il frutto che da secoli è simbolo di regalità

MARSALA. I melograni come risposta per il rilancio dell’agricoltura. Realizzata una rete di agricoltori di Marsala e dintorni che venderanno «insieme» grazie ad una società che punta a conquistare i mercati d’Europa con il frutto che da secoli è simbolo di regalità. Si tratta di un progetto ideato dall’agronomo Dino Bellussi, nato a Bolzano, ma da anni impegnato nella conquista di nuovi traguardi all’insegna dell’innovazione e dell’alta qualità in agricoltura in Sicilia.
«L’idea risale a quattro anni fa – spiega – quando ho conosciuto un vivaista italo-israeliano che lavora in Puglia. Questo incontro mi ha aperto mondi che fino a quel momento sconoscevo: in Israele a centinaia coltivano melograni e si tratta di un’innovazione assoluta e molto redditizia. Da allora ho iniziato a studiare l’andamento dei mercati verificando che le quotazioni erano sempre più alte e così ho deciso di andare in Israele a vedere di persona questi innovativi frutteti. Innovativi non perché si tratta di una pianta giovane, anche perché il melograno è sempre esistito, ma perché non è mai stato coltivato, prima d’ora. Sono stato accolto e ho avuto modo di imparare tutto ciò che serve per ottenere frutti di alta qualità. Un’arte, quella di coltivare i melograni, che adesso sta trovando accoglimento anche qui, nel territorio marsalese».
Ecco perché è stato già stabilito un formulario speciale che prevede tutte le fasi della coltivazione.
«Ho proposto questa nuova coltura agli agricoltori del nostro territorio e in dieci hanno aderito a questo progetto. La superficie coltivata attualmente è superiore a trenta ettari», aggiunge Bellussi.
Si tratta di varietà, tra cui la Aco (che matura precocemente) e la Wonderful one, che proviene da incroci realizzati in America. Tra i valori aggiunti di questo tipo di coltivazione c’è il fatto che piante giovani, che hanno poco più di un anno, sono già in piena produzione. Il tutto avviene sotto lo stretto monitoraggio dell’agronomo Bellussi che ha continuato, più volte all’anno, a compiere viaggi verso Israele per approfondire la conoscenza sul tema. Tutti gli agricoltori che hanno aderito al progetto vengono seguiti uno ad uno. Le piante fotografate per verificarne la crescita e per garantire alta qualità. Non ancora colture bio, tuttavia, diversamente dai frutteti israeliani, in quelli marsalesi non viene usato diserbante.
«Per allontanare la mosca della frutta usiamo trappole con aranciata e sardine, come si fa per la coltivazione delle olive e per le pesche», chiarisce.
Una volta ottenuti buoni prodotti, occorre trovare un posto nel mercato, per questo è nata la Pomèl, società che cura la commercializzazione dei melograni alla volta, per cominciare, del Nord Italia per poi puntare all’Europa. «Sono due gli ambiti di vendita – prosegue Bellussi – quello del prodotto fresco e quello diretto all’industria per la realizzazione di succhi, estratti, gelatine o altri preparati. La prima scelta (ossia i frutti migliori, con buccia integra) è indirizzata al mercato del prodotto fresco, che si vende a due euro al chilo, i frutti meno belli saranno diretti alla trasformazione».
Ad ogni modo si tratta di una frontiera finora inesplorata in Italia che può essere una soluzione per il rilancio del settore. Intanto non si ferma lo studio: Bellussi il 10 ottobre tornerà in Israele per saperne ancora di più.

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