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Mafia di Porta Nuova, estradato il narcotrafficante Paolo Lumia - Video

Esponente delle famiglie di Porta Nuova e Bagheria

MAZARA DEL VALLO. È stato arrestato il narcotrafficante di Mazara del Vallo Paolo Lumia, ritenuto dagli investigatori uno dei principali intermediari tra i cartelli sudamericani e le organizzazioni criminali del Sud Italia.

Lumia, esponente delle famiglie mafiose di Porta Nuova e Bagheria, è stato estradato dal Belgio. L'operazione è stata condotta dalla polizia italiana e da quella belga. Era sfuggito all'operazione antidroga «Lampara» del 2011.

L’uomo giunto ieri a Roma, alle 13:30, con un volo di linea proveniente da Bruxelles, è stato preso in carico dagli Investigatori della Sezione Criminalità Organizzata della Squadra Mobile di Palermo, che hanno provveduto a notificargli l’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa il 22 febbraio 2011, quando furono fermate 12 persone con l'accusa, a vario titolo, del reato di associazione per delinquere finalizzata al traffico e spaccio di sostanze stupefacenti. Tra i promotori ed organizzatori dell’illecito traffico c'era anche Lumia. Il pregiudicato, poco tempo prima, era stato arrestato  all’interno di un centro fitness di Anversa, dove era stato pizzicato con ben 283 chili di cocaina. Con Lumia furono arrestati anche Giuseppe Bastone (mazarese latitante in Italia) ed Enrico Maria Bianco.

Nell’ambito delle indagini culminate nell’operazione “Lampara”, tra il 2008 ed il 2009, la Sezione Criminalità Organizzata della Squadra Mobile di Palermo insieme alla Sezione Antidroga della Squadra Mobile di Trapani, aveva condotto una vasta attività d’indagine finalizzata a ricostruire i traffici di droga in cui risultavano coinvolti soggetti contigui alla cosca mafiosa bagherese ed a quella cittadina di Palermo Centro.

Dalle indagini emergevano, infatti, le figure di Paolo Liga, nipote del boss bagherese Giuseppe Scaduto e Daniele Lauria, uomo d’onore inserito tra le fila dei malavitosi del mandamento di Porta Nuova. Sono stati delineati inoltre i ruoli dei personaggi indagati nel traffico internazionale di stupefacenti oggetto d’indagine i quali, per dissimulare il reale contenuto delle loro conversazioni telefoniche e tra presenti, indicavano la droga col termine di “cassette di pesce”.

 

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