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«Niente cibo vegetariano», all'ospedale di Trapani scoppia la protesta

TRAPANI. Il «Sant’Antonio Abate» è sprovvisto di menu per vegetariani e così una donna, ricoverata nel reparto di pneumatologia, per cinque giorni, per scongiurare di rimanere a digiuno è stata costretta farsi portare il cibo dal figlio. Protagonista della vicenda, Daniela Di Dio, 46 anni, che essendo appunto vegetariana, non mangia nè carne nè pesce. Nonostante abbia informato i medici, alla paziente hanno continuato a servire cibo che, puntualmente, lei si è rifiutata di consumare. Il problema è stato risolto grazie all’intervento del direttore sanitario Francesco Giurlanda che, ieri, ha incaricato un dietologo di andare a parlare con la donna per approntare un menu conforme alle abitudini alimentari della degente. «Il menu dell’ospedale - ha dichiarato Giurlanda - è standard, tuttavia davanti a certe situazioni può essere modificato. Basta parlarne con il servizio di dietologia». Fin dal primo giorno di ricovero, Daniela Di Dio era stata categorica: non mangio nè carne nè pesce. «L’ho detto ai medici e al personale infermieristico – racconta - chiedendo di poter usufruire di cibo vegetariano, ma la mie parole sono finite nel dimenticatoio. Hanno, infatti, continuato a portami, nonostante le mie lamentele, piatti a base di carne o di pesce che io non mangio e a nessuno importava se rimanevo a digiuno. Assurdo». Così Enrico Rizzi, figlio della degente, tutti i giorni, all’ora di pranzo, si recava al Sant’Antonio Abate per portare da mangiare alla mamma. «Una situazione – dice – che ha dell’incredibile. Una persona non può essere penalizzata per il semplice fatto di essere vegetariana. Un ospedale che si rispetti deve venire incontro alle esigenze dei pazienti anche in materia di cibo. Se mia mamma fosse da sola, se io non potessi prendermi cura di lei, l’avrebbero lasciata a digiuno».

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