MAZARA DEL VALLO. Un’analisi approfondita delle Caritas siciliane, un focus sulla povertà in Sicilia vista dagli occhi e dai dati di chi ogni giorno assiste, nelle proprie diocesi, centinaia di persone. Due giorni di lavori, che si sono conclusi stamattina nell’aula magna del Seminario vescovile di Mazara del Vallo, hanno visto insieme direttori e operatori delle Caritas siciliane, chiamate a raccolta per il meeting dei bracci operativi degli stessi enti. A confronto si sono trovati gli stessi operatori, insieme al direttore nazionale don Francesco Soddu e Francesco Marsico, responsabile area nazionale Caritas, ospiti della locale Caritas (guidata dal neo direttore Mimmo Errante Parrino) e della Fondazione San Vito Onlus. «Negli ultimi cinque anni in Sicilia abbiamo registrato un aumento dei poveri – ha detto don Enzo Cosentino, direttore regionale Caritas – tanti, che in forma dignitosa, chiedono da mangiare prima che soldi. Questo è un campanello allarmante perché la gente ha la necessità di sopravvivere». Quali scelte da fare? Come continuare nel percorso di prossimità sui territori e quale rapporto tra pastorale, operatività, opere-segno? Su questi quesiti si è discusso, non tralasciando anche la presenza di realtà governative e le scelte della politica. «La politica ha i suoi costi ma è anche giusto che in un momento di crisi non ci siano stipendi esagerati. Mi chiedo: i politici si rendono conto che c’è tantissima gente che muore di fame?». L’analisi e la testimonianza delle singole Caritas diocesane ha portato alla luce anche la nascita di nuovi poveri. Ancora don Cosentino: «I Comuni non hanno più i soldi per garantire i servizi sociali e crescono chi prima lavoravano e, da un giorno all’altro, si ritrovano senza più lavoro. Come Caritas ci siamo ritrovati anche ad anticipare soldi a famiglie che non potevano pagare i biglietti degli autobus per mandare i propri figli a scuola. Ecco, alla luce di questo è necessario che la politica utilizzi con più parsimonia i fondi. Se non si spreca il denaro questo può bastare per tutti. Ma suggerisco anche l’adozione dei bilanci partecipati nei comuni, consentendo di tener conto di alcune realtà nell’assegnazione delle risorse degli enti locali».