"Siamo arrivati al Teatro antico di Segesta per un sopralluogo ed è successa una cosa meravigliosa: lui, Antonio Gargiulo il “nostro” van Gogh, sopraffatto dall’emozione del contatto visivo e fisico con lo spazio scenico e il paesaggio intorno ad abbracciarlo, ha iniziato improvvisamente a recitare”. Lo racconta Paola Veneto, regista di “Vincent van Gogh. La discesa infinita”, spettacolo che, rinnovato nelle scene e nei costumi firmati da Paola Lo Sciuto, debutta in prima nazionale il 29 e il 30 al Teatro Antico di Segesta. “Antonio – continua la regista – che tra l’altro ha una somiglianza impressionante con van Gogh, è partito in quarta e, davanti al pubblico dei visitatori, ha improvvisato una delle scene centrali, una delle più toccanti della performance. La gente ha cominciato ad ascoltarlo, attonita, altri facevano foto e video. È stato come arrivare “al cuore della gente, al cuore delle cose” come scriveva van Gogh nelle lettere al fratello. Istanti di pura bellezza in uno dei luoghi magici della Sicilia, come lo sono i teatri di pietra, immersi nella natura. Spazi dove l’arte si sublima nel paesaggio, e viceversa”. Lo spettacolo “La discesa infinita”, ispirato all’avvincente e commovente biografia che lo scrittore Giordano Bruno Guerri ha dedicato al geniale pittore olandese, prosegue dopo il debutto nel cartellone del Segesta Teatro Festival a Giardini Naxos il 2 settembre (Teatro della Nike del Parco Archeologico Naxos Taormina) e a Catania il 3 settembre (Palazzo della Cultura, promosso dal Comune di Catania). Un racconto potente e a tratti visionario quello della Veneto. “Un dibattito drammatico – spiega Lorenzo Zichichi, editore e produttore dello spettacolo - al ritmo di una tragedia greca contemporanea, in cui la convinzione di Vincent che la pittura avrebbe vinto su tutti giustifica ogni sua azione”. Nel ruolo del protagonista è Antonio Gargiulo, attore dalla stupefacente somiglianza con il maestro olandese, personaggio al quale dedica da anni studi e approfondimenti a cominciare dalle lettere al fratello, un “meraviglioso diario di bordo del personaggio – spiega – che mi ha consentito di avere un quadro più completo di van Gogh, sempre molto lucido anche quando scriveva dei suoi momenti di crisi”. E poi Marco Paparella (il fratello Theo, Sartre e Gauguin); Paola Tarantino (nei ruoli femminili della sorella Elisabeth, di Madamoiselle Ravoux e della prostituta Sien). Edoardo Borbone è invece Antonin Artaud, lo scrittore francese autore del saggio su van Gogh in cui introduce la definizione dell’artista come di un “suicidato della società” e che, insieme agli altri intellettuali in scena, ragiona sulla presunta follia dell’artista e su quel sentimento di alienazione che lo accompagna durante tutta la sua esistenza, geniale e disperata. Riccardo Avati è lo studente di Storia dell’Arte, altro personaggio introdotto nella nuova produzione di “La discesa infinita”. Le musiche, originali, sono sempre di Giacomo Del Colle Lauri Volpi che le esegue dal vivo al pianoforte, settimo “attore” sulla scena.