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Mazara, confisca per gli imprenditori Burzotta: ecco i beni che passano allo Stato

È stata confermata in appello la confisca per 1,3 milioni di euro contro i mazaresi Giuseppe e Andrea Burzotta, imprenditori e politici molto noti. La Direzione investigativa antimafia ha così eseguito il provvedimento di confisca emesso dalla Corte di appello di Palermo nei confronti di padre e figlio, che operano nel settore edile. I due sono risultati «contigui alle consorterie mafiose trapanesi» e si sono resi responsabili di una serie di delitti in materia di intestazione fittizia di beni immobili ed aziende ed usura.

Gli approfondimenti investigativi svolti dalla Dia hanno consentito di rilevare come i due imprenditori, «funzionali agli interessi di cosa nostra», abbiano vissuto «abitualmente grazie a proventi di attività delittuose». Il provvedimento ha disposto la confisca di 37 beni immobili, due compendi aziendali, sette auto e tre rapporti finanziari.

Il sequestro di beni del 2016

Risale all' 8 luglio 2016 il sequestro di beni eseguito dalla Dia di Trapani quantificato in oltre 4 milioni di euro riconducibili all'imprenditore mazarese Giuseppe Burzotta, 71 anni, e al suo nucleo familiare tra cui il figlio Andrea, all'epoca consigliere comunale di Mazara del Vallo ed ex consigliere provinciale. La proposta di applicazione della misura di prevenzione patrimoniale, avanzata dal direttore della Dia Nunzio Antonio Ferla, era stata accolta dalla sezione misure di prevenzione del tribunale di Trapani, d'intesa con il procuratore aggiunto Bernardo Petralia della Dda di Palermo.
Burzotta, noto imprenditore del settore edile già sorvegliato speciale, pur non annoverando a proprio carico condanne per mafia, secondo la Dia «rientra tra i soggetti indiziati di 'appartenenza' ad una associazione di tipo mafioso». «Dalle indagini è emerso – scriveva la Dia - che avrebbe costantemente fornito supporto economico e finanziario a esponenti della famiglia mafiosa di Mazara del Vallo, attraverso il sistematico ricorso ad attività finanziarie illecite oltre che alla gestione occulta di imprese intestate a prestanomi». Il provvedimento di sequestro riguardava anche il figlio dell'imprenditore, Andrea Burzotta. Gli accertamenti effettuati hanno evidenziato, inoltre, l'esistenza di un patrimonio il cui valore è risultato sproporzionato rispetto ai redditi dichiarati dai due congiunti.
Secondo le attività tecniche d’intercettazione, i riscontri bancari e le numerose testimonianze acquisite, Burzotta avrebbe ricavato le risorse economiche necessarie all’attività di sostentamento di taluni componenti del sodalizio mafioso mazarese, attraverso il sistematico ricorso ad attività finanziarie illecite oltre che alla gestione occulta di imprese intestate a compiacenti prestanomi.
Il 21 luglio del 2016 il caso del consigliere Andrea Burzotta fu al centro del dibattito in una seduta del consiglio comunale di Mazara del Vallo. Lui stesso in quell’occasione chiese la parola al presidente Vito Gancitano annunciando la sua sospensione da consigliere comunale.
Al discorso di Burzotta seguirono diversi interventi di consiglieri comunali i quali espressero piena fiducia alla magistratura al fine di accertare la verità dei fatti ed appoggiarono la decisione di autosospensione del collega Burzotta per potere dimostrare l’estraneità rispetto alle accuse. Il 22 febbraio del 2017 Burzotta ritornò in Consiglio comunale.

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