«Bisognerebbe parlare di più a scuola di violenza sulle donne, parlarne tutto l’anno per sensibilizzare i giovani. Oggi è più facile denunciare, ma non sempre le vittime si sentono protette». A parlare, nella giornata internazionale contro la violenza sulle donne, è Sonia Ruisi, 19 anni, studentessa del liceo scientifico di Alcamo, che porta con sé una grande eredità. È la nipote di Franca Viola, la donna che rifiutò il matrimonio riparatore che fino al 1981 consentiva di estinguere il reato di violenza sessuale sposando il proprio carnefice.
Franca Viola, che venne rapita nel 1965 a 17 anni, rifiutò tutto questo, sfidando il triste costume della Sicilia dell’epoca. Denunciò i suoi aguzzini con l’aiuto del padre e scelse di sposare l’uomo che amava, Giuseppe Ruisi. Una decisione che fece molto scalpore ma che innescò un grosso movimento d’opinione che portò alcuni dopo, nel 1981, all’abolizione di quella norma del codice penale.
«Purtroppo a scuola - aggiunge Sonia - non si parla molto di violenza sulle donne. Il 25 novembre si fanno manifestazioni, l’8 marzo poi per la festa della donna. Qualche assemblea, ma mai che si affronti il tema nella sua crudezza, nella sua realtà. Invece, i giovani avrebbero bisogno di vedere in faccia la realtà anche con video e immagini. Mia nonna mi ha detto di non fidarmi mai degli uomini, ma prima di amarli di conoscerli bene e non credere alle loro parole. Mi ha dato dei consigli, come lasciare andare via l’uomo che si ama se questo non ci rispetta. Perché dopo il primo schiaffo può arrivare al secondo, poi una pedata e a volte il femminicidio. Con mia nonna abbiamo parlato spesso di quanto le è successo. Anche di aspetti che non sono mai venuti fuori da quella vicenda. Dicono che le somiglio anche come carattere. Certo lei ha avuto tantissimo coraggio in un periodo e in una terra in cui le donne non potevano alzare la voce».
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