PALERMO. Il tribunale di Trapani, accogliendo la proposta della dda di Palermo, ha disposto l'amministrazione giudiziaria, per sei mesi, per la Banca di Credito Cooperativo di Paceco, con sedi e filiali nel trapanese. Da anni sarebbe gestita e amministrata da personaggi collegati a cosa nostra trapanese. L'indagine è condotta dal nucleo polizia tributaria della finanza di Palermo. Ad amministrare la Banca sarà Andrea D'Anna e la società di consulenza Pricewaterhouse. L'istituto di credito ha una sede a Paceco e cinque filiali: a Paceco, Trapani, Dattilo, Napola e Marsala. Sottoposta a ispezioni della Banca d'Italia nel 2010 e nel 2013 la banca avrebbe ignorato o rispettato solo formalmente le raccomandazioni di via Nazionale. Stesso vale per gli obblighi della normativa antiriciclaggio e le raccomandazioni, provenienti sempre dalla Banca d'Italia sulle concessioni di fidi ed extrafidi. Secondo le indagini, condotte dal colonnello Francesco Mazzotta della guardia di finanza e coordinate dal procuratore di Palermo Francesco Lo Voi e dall'aggiunto Bernardo Petralia, la banca avrebbe subito l'ingerenza e la presenza costante della famiglia Coppola, legata a cosa nostra. Filippo Coppola, figlio di Gino, è stato condannato dalla Cassazione per mafia. Il fratello Rocco era dipendente e responsabile dell'ufficio rischi. "Il provvedimento del tribunale di Trapani, che accoglie una nostra istanza - ha detto il procuratore di Palermo Francesco Lo Voi che ha coordinato l'indagine -, prosegue la linea che da tempo perseguiamo e che punta sul rafforzarsi delle indagini finanziarie, sulla ricerca dei flussi illeciti e sull'approfondimento degli strumenti finanziari leciti e illeciti che usa la criminalità organizzata". immagini di Marcella Chirchio