Tre città, ognuna profondamente diversa dall’altra. Trapani è sontuosa, sciorina villini liberty e palazzi neoclassici, indossa i suoi coralli, apre la Prefettura e va alla ricerca di tonnare e torri di guardia che per secoli l’hanno difesa dai barbareschi. Mazara è multiculturale, si cammina nella casbah, si sente il profumo del couscous e intanto si ammira una casa d’artista. Infine, Marsala. Che non sa scegliere tra le saline e la terraferma e allora ve le farà conoscere entrambe, ma soprattutto restituisce alla comunità siti archeologici importanti: l’area di San Gerolamo vandalizzata nelle scorse settimane e già inserita tra i luoghi del festival, verrà visitata durante il cantiere di restauro, come annunciato in diretta dal direttore dei Musei di Baglio Anselmi, Bernardo Agrò. Le Vie dei Tesori in provincia di Trapani, la più visitata negli ultimi anni in questa prima tranche del festival di settembre. Trapani, Marsala e Mazara del Vallo saranno visitabili con un unico coupon. Si parte sabato prossimo (10 settembre) e si va avanti per tre weekend, sempre sabato e domenica, fino al 25 settembre. Tre fine settimana, per un nuovo festival di «riappropriazione della bellezza», che cerca di scrollarsi di dosso le restrizioni e le paure post Covid. Per due anni, quando la pandemia ha costretto festival e rassegne a rimandare o rinunciare ai programmi, Le Vie dei Tesori ha scelto di provarci lo stesso, riscrivendo ogni visita e ogni percorso nel segno della sicurezza, privilegiando luoghi all'aperto, sostituendo le visite guidate con audioguide d'autore ascoltabili dal proprio smartphone. Oggi che la normalità sembra riacquistata, si torna felicemente allo storytelling nei luoghi, alle visite condotte dai giovani, al racconto delle comunità che si riappropriano degli spazi. «Trapani non conosce i suoi tesori e io stesso trovo sempre luoghi nuovi – dice il sindaco Giacomo Tranchida – dobbiamo guardare oltre, in maniera sistemica, per comporre un’offerta interessante per chi arriva e poi racconterà ad altri, innestando una catena di valorizzazione che inevitabilmente ricadrà sul territori». «Questa vetrina per il nostro patrimonio storico-monumentale e culturale - dicono il sindaco Salvatore Quinci e l’assessore comunale alla Cultura Germana Abbagnato – ci dà l’occasione di salutare dopo anni la riapertura al pubblico della chiesa arabo-normanna di San Nicolò Regale con i mosaici romani presenti sotto, dopo gli interventi di messa in sicurezza. Proseguiamo l’azione di riqualificazione dei nostri beni monumentali con il coinvolgimento dei privati e di tutte le istituzioni che lavorano per un comune obiettivo». «Marsala - spiega il vicesindaco e assessore alla Cultura Paolo Ruggieri - ha siti bellissimi che recuperano la storia della città in toto, nelle sue innumerevoli sfaccettature ed epoche: il festival, tramite i siti scelti con grande attenzione, riuscirà a darne una visione completa». «Un luogo non raccontato - dice il presidente della Fondazione Le Vie dei Tesori, Laura Anello - è un luogo muto: il festival supera campanilismi, attraversa i luoghi e crea reti con la collaborazione di istituzioni e privati. È un progetto per i cittadini che recuperano il valore della comunità».
Trapani
A Trapani da visitare sedici siti, alcuni inediti, molti altri graditi ritorni, composti in un unico programma da Emanuele Barbara: come la visita speciale che attende chi sceglie la Prefettura, con le sue sale decorate e le numerose opere d’arte. L’anno scorso è stata una new entry, quest’anno replica: la Ducale Marmi a Custonaci, da raccontare sulla scia della storia degli scalpellini che alla fine della guerra, con Trapani distrutta, dovettero attingere a nuove cave sul territorio. Ma se si vuole veramente conoscere un’arte antica, allora bisogna sedersi di fronte Platimiro Fiorenza, tesoro dell’umanità: dalle sue mani il corallo ne esce vivo e morbido, la sua bottega è un pozzo di storie, con un progetto da costruire. Eccoci alle residenze: apre Palazzo Riccio di Morana, oggi sede della Presidenza della Provincia regionale di Trapani. Sulla sua facciata neoclassica, voluta da don Giacomo Riccio, barone di Sant’Anna ed Arcudaci, spiccano alcune statue che rappresentano le virtù morali della famiglia dei Morana. Un altro gioiello è Palazzo Montalto: progettato negli anni Venti del secolo scorso dall’architetto trapanese Francesco la Grassa per il notaio Giacomo Montalto, è un exploit di ferro battuto, decorazioni floreali e vetri, ringhiere e volute, rosette e tralci: Liberty allo stato puro, soprattutto nell’esuberante appartamento del giudice Gian Giacomo Ciaccio Montalto che morirà ucciso da Cosa Nostra. Due le ville che entrano nel circuito: nell’ultimo weekend, Villa Aula è a pochi passi dall’antica via Fardella, popolata dai sontuosi palazzi dei nobili trapanesi. È una signorile ed elegante residenza di fine Ottocento fatta costruire dall’architetto Gaspare Incagnone, amministratore delegato dei Florio, che ovviamente attinse al loro stile, a partire dalle vetrate del Bevilacqua e del Gregoretti. E il Villino Nasi, gioiello Art Nouveau che spicca sulla lingua di terra, tra Torre di Ligny e la Colombaia, di fronte allo scoglio Palumbo. La costruzione della villa, che la città di Trapani volle donare al suo concittadino, l’ex ministro Nunzio Nasi, iniziò nel 1898. L’interno è ancora arredato con mobili d’epoca e pezzi d’arte tra cui un busto di Nasi di Ettore Ximenes, ma ospita l’istituto universitario di Biologia marina. E visto che siamo in zona, non lasciatevi scappare la Torre della Colombaia che quest’anno si trasforma in esperienza di narrazione delle antiche carceri che si raggiungono solo in barca. Ecco il ritorno di Torre di Ligny, costruita nel 1671 per difendere la costa esposta alle incursioni dei corsari barbareschi. Un secolo dopo si vedevano ancora i cannoni installati sul tetto. Durante la guerra divenne postazione antiaerea. Restaurata nel 1979, ospita il Museo civico, e una collezione di archeologia marina. Fuori dal centro storico, si raggiungerà il museo della Pesca dentro la Tonnara Bonagia. Si potrà godere della vista incomparabile dal campanile di san Domenico e a Palazzo D’Alì si perderà il conto delle finestre e si potrà assistere alla visita teatralizzata con protagonista donna Clotilde che abitò queste stanze (a cura degli Amici del Museo Pepoli). Le chiese: dalla più imponente, la cattedrale di San Lorenzo, alla sontuosamente barocca Cappella della Mortificazione, vera iconografia da «regno della morte» al Collegio dei Gesuiti con una commovente Immacolata del Marabitti alla chiesa delle Anime Sante del Purgatorio con la tomba del famoso architetto (a cui si deve gran parte dei palazzi e delle chiese di Trapani) Giovanni Biagio Amico; la chiesa di San Domenico, nella parte più alta del centro storico, edificata dai Domenicani. Sulla facciata accoglie un bellissimo rosone del Trecento. All’interno della chiesa, l’affresco di ispirazione bizantina della Madonna del Latte; un raro esempio di Crocifisso doloroso gotico considerato miracoloso che sembra arrivi dalla Palestina e la bellissima Cappella dei Crociati, orientata verso Gerusalemme. Tre le passeggiate: la prima, condotta da Renato Lo Schiavo, seguirà le orme di uno scrittore vittoriano, Samuel Butler che rilesse l’Odissea ambientandola tra le Egadi e Pantelleria. La seconda, condotta dall’ex direttore del Museo Pepoli e del Museo Riso, oggi al parco archeologico di Segesta, Luigi Biondo, rintraccerà la simbologia di una Trapani nascosta, da scoprire a naso in su. Infine, sull’autobus di linea Atm, si potrà raggiungere la riserva orientata delle saline di Nubia, regno della Calendula maritima, della fascinosa Salicornia, popolato da fenicotteri rosa, spatole, aironi bianchi, garzette, falchi di palude, avocette, Cavalieri d’Italia, fraticelli, calandrelle.
Marsala
È̀ alla sua quarta partecipazione al Festival, sempre con il supporto logistico di Nonovento che sin dall’inizio è stata al fianco delle Vie dei Tesori. E mai come quest’anno è stato costruito un programma che affonda nella storia antica, in stretto rapporto con il parco archeologico che mette a disposizione alcuni suoi siti. Li racconta il direttore dei Musei di Baglio Anselmi e del Parco di Lilibeo, Bernardo Agrò. «Abbiamo riportato alla luce le necropoli monumentali di via del Fante – il complesso più significativo della Lilibeo ellenistico-romana con i piccoli monumenti funerari a forma di piramide gradinata -, gli spazi delle Insulae di via delle Ninfe e le aree dalla Plateia Aelia, una delle vie principali della Lilibeo romana, cuore della vita pubblica. Tutti volti di metaprogetto generale di valorizzazione che guarda al futuro». A Marsala in tutto i siti visitabili sono nove: dalla cripta della chiesa di San Francesco con inattesi affreschi manieristi; alla chiesa del Purgatorio con la cupola a maioliche verdi; a San Pietro e Paolo (soltanto l’anno scorso è stata riaperta al culto) che nasce come chiesa del convento delle suore Oblate Benedettine che accoglievano le fanciulle facoltose; agli stucchi barocchi della chiesa di Santo Stefano, con il suo camminamento segreto, ma da non perdere è anche il santuario della Madonna Cava nata per accogliere una Madonnina miracolosa. Infine, la vista dalla terrazza di palazzo VII aprile. Passeggiate ve ne raccomandiamo una, ma imperdibile: perché avrà un Virgilio d’eccezione come Piero Gallo, pronipote di Abele Damiani, maggiore dei Garibaldini, che in seguito divenne anche Ministro del Regno d’Italia. Con lui si riannoderanno le fila dell’epopea dei Mille, e si sottolineeranno i momenti cruciali in cui la storia di Marsala incrociò la Grande storia dell’Unità nazionale. Ma Le Vie dei Tesori a Marsala è soprattutto legata ai cinque sensi si potrà partecipare a esperienze inattese, si accederà per esempio al famoso campanile del Carmine e vi sembrerà di oscillare mentre salirete i gradini della scala elicoidale; allo Stagnone si volerà a bordo di un Piper, o ci si potrà rivitalizzare la pelle con uno scrub al sale immergendosi nella cosiddetta acqua fatta o acqua madre della salina Genna che elimina le tossine; mentre a Mozia vi attenderanno gli archeologi della Sapienza per delle visite tematiche alla scoperta dell’isola dalle mille sfaccettature; ma si potrà anche a una visita teatralizzata, ospiti virtuali dei distinti signori Whitaker. E se volete fare un salto all’indietro nel tempo, sedetevi accanto a una delle ricamatrici di Percorsi di filo e osservatela lavorare: con il vostro minikit da ricamo potrete imitarla. Viaggio nelle cantine. Sono sei le cantine che apriranno le porte per visite e degustazioni: si seguirà il viaggio del Marsala dalle vigne alle botti alle navi «vinaccere», ai vini di ultimissima generazione, spesso passati di padre in figlio. Partecipano le Cantine Pellegrino che hanno messo a disposizione i loro inesauribili archivi di famiglia; le Cantine Florio affacciate sul mare; le Cantine Bianchi nell’antico baglio Woodhouse, specializzate in liquori e distillati; alla Curatolo-Arini di parleranno di Vito e del suo sogni di produrre vini del territorio; le moderne cantine Fina dove si fa vera innovazione e le cantine Martinez, a Capo Boeo, che la famiglia possiede dal 1866.
Mazara del Vallo
Undici siti con un focus importante sul complesso di San Nicolò Regale, che mostrerà sia la sua architettura profondamente normanna, quasi una Cuba importante, che i mosaici romani che si trovano proprio sotto la chiesetta e che forse facevano parte della piscina di una domus romana; scoperti nel 1933, abbandonati per anni, sono finalmente di nuovo visibili. Ma la chiesetta è solo un punto di partenza: in quella che fu la più estesa e ricca Diocesi di Sicilia, voluta da re Ruggero, il festival porterà alla scoperta della Regale Abbazia di Santa Maria dell’Alto (o delle Giummarre) che secondo la tradizione, parrebbe risalire al 1085, anche se gli storici non sono d’accordo tra loro sulla datazione. È considerato un monumento normanno fra i più interessanti del periodo, unico esempio in Sicilia occidentale di copertura a volta a botte traversa, con estradossi a vista. Molto interessante la cappella del Seminario di fine Settecento, a forma ovoidale. All’interno, la biblioteca custodisce un Fondo antico con i tomi più preziosi, ma in tutto conta 45 mila volumi, tra manoscritti, incunaboli, cinquecentine, libri pubblicati tra il 1660 e il 1850. Tra i pezzi più importanti, quattro pergamene che risalgono al XIII e al XIV secolo, e un rarissimo Diario di Gian Giacomo Adria, sulla storia e geografia mazarese. Ritornano le visite a quel luogo magico che è Sant’Ignazio dei Gesuiti, un rudere a cielo aperto, costruita tra il 1701 ed il 1714, crollata nel 1927 per un dissesto strutturale e da allora priva di copertura; nell’ultimo trentennio della sua vita fu Cattedrale, poi chiusa al culto e trasformata in deposito e vivaio comunale. C’è poi San Francesco nata in stile arabo-normanno, che divenne convento francescano, caserma dei carabinieri, poi carcere femminile, fino al 1970 quando fu abbandonata: è stata restaurata da un paio d’anni; San Michele Arcangelo, la chiesa del Monastero delle Benedettine, un tesoro barocco inaspettato, con uno stupendo pavimento di maiolica cosparso di fiori splendenti. E se il Collegio dei Gesuiti oggi si è trasformato in uno spazio espositivo (ospita una sala dedicata a Pietro Consagra), i tesori della Diocesi trovano spazio al Seminario dei Chierici che ospita il Museo Diocesano: tra i pezzi più importanti, la splendida croce processionale della chiesa madre di Salemi, datata 1386, e una collezione di reliquiari, tra cui quello di Santa Rosalia. Bellissime le sculture: il monumento funebre del vescovo Montaperto di Domenico Gagini, le statue di Sant’Ignazio e San Bartolomeo e un drammatico Christus patiens in alabastro carnicino attribuito al Marabitti. Dall’inventiva di Emmanuele e Francesca, e della figlia Tania, è nata una «casa d’artista» che schiaccia l’occhio a Gaudì: Casa Lombardo è un cantiere aperto, casual, pop, una sorta di Biennale di Venezia in piccolo. Emmanuele crea le sue sculture en plein air, Francesca disegna e realizza mobili e suppellettili, Tania appende le sue tele. La visita si chiude al Teatro Garibaldi, vera e rivoluzionaria «sala del popolo» che costò 2355 ducati ai cittadini e fu costruito in soli tre mesi utilizzando il legno delle barche dismesse. Due le passeggiate in programma: alla scoperta della casbah by night e del quartiere più multiculturale che esiste; e un tour nei quartieri storici (San Giovanni, San Francesco, Giudecca e Xitta) dell’antica città murata. Le esperienze. Incocciare il couscous, partecipare alla vendemmia o assistere a una visita teatralizzata al Collegio dei Gesuiti. Esperienze da non perdere a Mazara: alla cooperativa Habibi si prepara il couscous alla maniera antica e alla fine si può anche assaggiare con un brick tunisino sì, ma ingentilito dal gambero rosso di Mazara e da un calice di vino locale. Invece lo storico baglio Aimone sarà solo uno spunto per avvicinare la riserva naturale integrale di Lago Preola e Gorghi Tondi, cuore dell’oasi protetta Wwf. Sarà possibile seguire la vendemmia e partecipare a una visita guidata della cantina e una degustazione. Infine il drammaturgo Giovanni Isgrò da tempo studia le vicende dei primi missionari perseguitati in terra giapponese: ci ha costruito sopra un racconto teatrale che recupera la figura di padre Giovanni Matteo Adami, gesuita mazarese martirizzato a Nagasaki nel 1633. Padre Bartoli illustrerà i principali supplizi a cui erano sottoposti i missionari cristiani.