Ha riscosso un grande successo di pubblico e molta attenzione l’opera contemporanea “Il ricordo che se ne ha”, messa in scena giovedì sera (9 dicembre) in prima nazionale al teatro Ariston di Trapani, prodotta dal Luglio musicale trapanese con la collaborazione dell’amministrazione comunale. Lo spettacolo è tratto dai due libri di Mariza D’Anna (Il ricordo che se ne ha e La casa di shara band Ong), giornalista de La Sicilia e scrittrice, pubblicati entrambi da Màrgana edizioni, che narrano la storia di quattro generazioni della sua famiglia andata in Libia nel 1929 sotto la spinta della colonizzazione italiana e rimasta nel Paese fino al 1970 quando Gheddafi ha espulso i ventimila italiani che vi risiedevano. Una storia familiare che si intreccia con una pagina di storia del Paese ancora oggi molto poco battuta e sulla quale neppure gli storici hanno fatto bene i conti. La sfida era comporre sul palco tanti gli elementi narrativi facendo dialogare musica, immagini, narrazione e recitazione riuscendo a trovare un equilibrio vocale e sonoro rispettoso dei tempi e del racconto, un tipo di teatro musicale che scavalca i canoni della pièce e si pone in un ambito tra la recitazione e l’opera lirica. Ed è anche qui che risiede la sua originalità del lavoro. La drammaturgia è di Mariza D’Anna e Guido Barbieri, critico musicale e voce di Radio 3, la regia della piemontese Maria Paola Viano, le musiche originali delle compositrici genovesi Carla Magnan e Carla Rebora. Sul palco il duo pianistico genovese di fama internazionale Paola Biondi e Debora Brunialti, la viola di Paolo Fumagalli, i fiati e le percussioni di Edmondo Romano. Tre piani narrativi che si sono susseguiti durante tutto lo spettacolo: la voce di Anna Spasic, soprano serba, la voce narrante (storica) di Guido Barbieri e quella recitante della brava attrice pontina Clara Galante, che ha lavorato molto con l’Inda di Siracusa. Con le musiche dell’epoca riadattate, i video storici ben costruiti che ripercorrono le vicende della Libia dall’invasione dei turchi, alla colonizzazione italiana, al periodo inglese, all’indipendenza con il re Idris I fino alla rivoluzione incruenta del giovane colonnello della Sirtaca, Gheddafi, la storia si dipana con eleganza e grandi emozioni. Nell’azione scenica vibrante di suoni, immagini e sonorità dell’altrove, Clara Galante (che impersona la scrittrice Mariza D’Anna) scrive alla figlia Alexandra e le racconta che cosa è stata la sua infanzia felice in Libia, i giochi che faceva con i bambini arabi e inglesi, la scuola multilingue che frequentava, le feste e i giorni spensierati passati nella tenuta agricola di 1.300 ettari del nonno Carlo e prima del bisnonno Francesco a Biar Miggi, azienda floridissima strappata al deserto, vicino al sito archeologico di Leptis Magna. Un lavoro scenico elegante e originale che ha avuto il merito di fondere tante espressioni artistiche dando loro un continuum sonoro, narrativo e documentale (con video originali dell’epoca) per restituire alla memoria emotiva collettiva una pagina di storia d’Italia e una pagina di vita familiare che evoca gioie, rinunce e nostalgie. Un progetto portato a termine dopo due anni di attesa, e dopo lo stop per la pandemia, molto apprezzato dal pubblico che dal prossimo anno girerà i teatri italiani da Genova a Trieste per ritornare in Sicilia la prossima estate.