La città di Mazara del Vallo protagonista di un film documentario dedicato al tema dell’immigrazione ed in particolare alle relazioni di scambio e reciproca accoglienza fra la Sicilia e la Tunisia. Si intitola «Mazara/Mahara. Nelle scarpe di mio padre» il docufilm co-prodotto dalle società romane Zoorama e Rio Film e realizzato con il sostegno del territorio, della Sicilia Film Commission e dell’Università Roma Tre. Le riprese si sono concluse e la produzione è già lavoro per il montaggio. All'inizio del prossimo anno il docufilm sarà presentato al pubblico ed è previsto anche una anteprima a Mazara. La troupe ha girato fra i vicoli del centro storico mazarese ed in particolare dell’antica kasbah, le cui prime mura furono edificate durante la dominazione araba e che, a partire dagli anni Sessanta, ha ospitato i primi pescatori tunisini che contribuirono allo sviluppo di quella che sarebbe diventata la più grande flotta peschereccia nel Mediterraneo e che da circa un ventennio attraversa una crisi che oggi, per diversi motivi, appare inarrestabile. Il documentario, attraverso la voce narrante di un immaginario satiro (figura ispirata alla statua bronzea «pescata» nel 1998 da un motopesca mazarese nel Canale di Sicilia ed interpretata da Toni Garrani), in uno scenario dalla bellezza lacerante, magnetica, quasi onirica, racconta, con il coinvolgimento della stessa comunità mazarese, la realtà quotidiana di una convivenza tra culture e popoli che può trasformarsi in un laboratorio per una innovativa, originale forma di interazione culturale e non semplice inclusione o altrettanto fraintesa integrazione. «Ognuno di noi cammina nelle scarpe dei propri padri intesi come avi, uomini e donne, su una strada percorsa avanti e indietro da generazioni diverse. Il documentario – spiega Carlo Benso, co-autore, regista e produttore - non vuole essere solo un racconto storico, ma anche provocare una forte e urgente riflessione su un fenomeno mondiale contemporaneo in forte crescita e vederlo da altre angolazioni». Sarah Panatta, co-autrice e sceneggiatrice aggiunge: «Un documentario che non fa cartoline né denunce ma raccoglie la realtà in tutta la sua poesia, contraddizione, misteriosa bellezza e possibile nuova dimensione di convivenza tra culture, popoli e umanità». Roberto Gambacorta di Rio Film, produttore esecutivo sottolinea: «Ringraziamo le autorità, regionali e locali, che ci hanno permesso di realizzare il progetto. Siamo in contatto con Rai ed Istituto Luce per dare grande visibilità al docufilm, la cui anteprima avverrà proprio qui, a Mazara del Vallo».